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Auguri ai vesuviani, vicini e lontani

Giovedì, 01 Gennaio 2015 13:25 Scritto da

Vogliamo augurare a tutti i vesuviani vicini e lontani ogni bene per il nuovo anno. A quelli vicini che ogni mattina aprono la finestra e guardano al Vesuvio con rispetto e devozione. A quelli che vivono alle sue falde e su questa terra hanno deciso di investire con aziende, uomini e capitali. A quelli che ne tirano fuori il vino migliore.A quelli che credono che posto migliore di questo non ci sia (ed hanno ragione) E poi...un pensiero particolare lo vogliamo rivolgere a tutti i vesuviani che oggi vivono lontano dalla nostra terra. A chi ha dovuto lasciare in cerca di un lavoro sicuro, a chi ha dovuto viaggiare per studiare, a chi la vita ha messo di fronte delle scelte difficili. A tutto coloro che nonostante tutto ogni giorno risvegliandosi hanno un pensiero (seppur nostalgico) della propria terra.Della terra del fuoco.  A voi più di tutti nell'augurarvi BUON ANNO auspichiamo di tenervi sempre informati sulle cose buone e meno buone che accadono all'ombra del Vesuvio. AUGURI!

Genny Galantuomo

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Nei libri di storia viene riportata come la notizia del secolo, ovvero che la prima ferrovia in Italia arrivò nel 1839 e fu la Napoli -Portici. Gli astuti storici ed autori che in questi anni hanno imbonito ignari lettori e studenti (in particolar modo quelli della scuola pubblica) si sono sempre guardati bene dal riportare la notizia storica nella sua intierezza. E' vero eccome che la prima ferrovia a percorrere il suolo italico venne costruita nel 1839 nel tratto tra Napoli a Portici ma nel 1839 l'Italia intesa come stato unitario non esisteva. Ad onor del vero quindi la prima ferrovia venne costruita nel Regno di Napoli e delle Duesicilie. La Napoli-Portici quindi fu la prima linea ferroviaria costruita nel Meridione d'Italia. Il giorno della sua inaugurazione e più precisamente il 3 ottobre 1839, venne realizzata su di un unico binario che si snodava per 7,250 chilometri.  La costruzione fu fortemente sostenuta dal Re di Napoli Ferdinando II di Borbone per dimostrare l'importanza e la grandezza del Regno delle Due Sicilie e per apparire, allo stesso tempo, un sovrano illuminato ed aperto al progresso. Non a caso Napoli in quel periodo veniva definita la terza capitale d'Europa dopo Parigi e Londra. Nel 1836 venne firmatala convenzione con cui si concedeva all'ingegner Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie, la concessione per la costruzione in quattro anni di una linea ferroviaria da Napoli a Nocera Inferiore con la priorità per il tratto fino a Granatello di Portici. L'anno seguente venne costituita a Parigi una Società in nome collettivo e una in accomandita per gli azionisti. Al momento fatidico, alle ore 10 del 3 ottobre del 1839, alla presenza del Re Ferdinando e delle più alte cariche dello Stato vi fu la partenza del primo treno composto da una locomotiva di costruzione Longridge (ancora oggi visibile presso il museo di Pietrarsa) e da otto vagoni. Il percorso venne compiuto in nove minuti e mezzo tra ali di gente stupita e festante. La locomotiva che trainava il treno era stata battezzata "Vesuvio". (nella foto una raffigurazione del primo viaggio del treno sulla ferrovia Napoli-Portici)

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Quando a Napoli arrivò la "Zoza"

Venerdì, 26 Dicembre 2014 16:29 Scritto da

La lingua napoletana, si sa è stata negli anni fortemente condizionata dalle dominazioni che dal 1130 seguirono sul trono del Regno di Napoli e delle Duesicilie. Proprio nel periodo più fiorente per quella che era definita la terza capitale d'Europa (dopo Parigi e Londra) Napoli ed i napoletani dovettero confrontarsi con l'arrivo in città di tanti stranieri e cultori. Anche i cuochi- e non poteva essere altrimenti- vennero alla conquista delle tavole napoletane portando con loro usi costumi e pietanze d'oltralpe. Uno dei casi limite che lascerà in eredità ai napoletani il termine "zoza" lo si registra a fine settecento, quando a Napoli in occasione delle nozze reali i cuochi francesi furono invitati per impreziosire la semplice cucina partenopea. I Monzù (così definirono i napoletani i monsieur francesi) portarono un carico di salse a base di pomodori e formaggi la cosiddetta "fondue" che in francese era fatta a base di salse o meglio conosciute "souse". Il termine in poco tempo visto lo scarso successo a tavola della nobilissima salsa francese cambiò accezione e da "souse" divenne "zoza" che da allora è sinonimo di unto, macchiato e sicuramente di non grandissimo valore a tavola.