Il Grande Match, un’ora e mezza di noia assoluta

Venerdì, 08 Luglio 2016 19:23 Scritto da  Pubblicato in Tempo Libero Letto 1446 volte
A farci compagnia per tutta la durata dei Euro 2016 la Rai ha pensato bene di mettere su una trasmissione che ha l’ardire di unire calcio ed intrattenimento. Come se fosse una cosa facile.Infatti il Grande Match, condotto da Flavio Insinna ogni santa sera intorno alle 23.10 più che un programma divertente pare un’accozzaglia di generi televisivi. Una sorta di minestrone con talmente tanti ingredienti dentro che fai difficoltà a distinguere una carota da una zucchina. Insinna, con la solita arte oratoria da parroco di campagna, ci ammorba - parlando a raffica - con uno spezzone iniziale che è un concentrato di retorica delle più spicce condito qua e là dal solito mantra ″Grazie, Rai Uno.″ Gli ospiti in studio si alternano di serata in serata, mentre il cast fisso annovera tra le sue figure di spicco Marco Mazzocchi, per la parte tattica, Arrigo Sacchi, per il commento tecnico, Federico Balzaretti, l’onnipresente Zazzaroni che tratta di sport e di ballo con la stessa nonchalance con cui un fruttivendolo ti parla di Eurobond e Marco Tardelli tanto per innescare subito il come eravamo che va tanto di moda. Ma dicevamo i generi televisivi. Innanzitutto il calcio. Commenti, battute e l’agghiacciante siparietto del ″come giocheresti la partita tu″ con tanto di plastico, lavagna luminosa e scrivania/cattedra. Sembra di vedere il buon Vespa in azione. La cucina. Ormai immancabile in ogni trasmissione nostrana che si rispetti con tanto di cuoco che allo scoccare dell’ora X butta la pasta e fa terminare la trasmissione all’italica maniera: a tarallucci e vino, a pasta e vino, in questo caso. Il varietà. Orchestrina guidata dal maestro Angelo Nigro e spazio canoro che sa tanto di balera estiva. Emotainment. Intervista strappalacrime con il classico contributo video. Il trash made in D’Urso è davvero dietro l’angolo. Per farla breve, il Grande Match ridicolizza il calcio e non riesce a trattarlo in maniera frizzante senza risultare pedante o da addetti ai lavori. La totale assenza di dibattiti intelligenti e capaci di catturare l’attenzione del telespettatore ci consegna un prodotto che appare come l’ennesima occasione sprecata. L’unica nota compassionevole va a Sacchi. Ci dispiace Arrigo, ti siamo vicini.