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La dama velata rilancia la fiction Rai

Domenica, 12 Aprile 2015 10:30 Scritto da

Quando si dice fare centro! Finalmente mamma Rai ha partorito una fiction in costume capace di attrarre il pubblico con una trama avvincente e con protagonisti giovani, freschi, belli e soprattutto bravi. La dama velata è un successo di pubblico e di critica e ci regala un prodotto capace di intrigare e rinfrancare quella piccola ma consistente fetta d’Italia che non ne può più delle assurdità propinate dalla soap Il Segreto e che con faceva altro che rimpiangere da anni Elisa di Rivombrosa e le sue appassionanti storie.

La dama velata ambientata a Trento alla fine dell’Ottocento si inserisce alla perfezione all’interno del tessuto storico-sociale dell’epoca, attingendo a piene mani dal feuilleton (romanzo d’appendice che veniva pubblicato a puntate su quotidiani e riviste) ed ispirandosi liberamente al film di Alfred Hitchcock: Rebecca, la prima moglie, ma la trama è tutta moderna, nata dalla fantasia e dalla creatività di Lucia Zei.

Prodotta da RaiFction, Lux Vide e TeleCinco Cinema, diretta da Carmine Elia ed interpretata magistralmente dalla bella e brava ex miss Italia Miriam Leone e dal fascinoso Lino Guanciale, La dama velata racconta la storia di una ragazza (Clara) che, ripudiata dal padre poiché ritenuta responsabile della morte dell’amata moglie che morì dandola alla luce, viene cresciuta da una famiglia di contadini nelle campagne di San Leonardo, podere del conte Grandi gestito dal perfido cugino di Clara Cornelio (Andrea Bosca). Il conte Grandi (Luciano Virgilio) costringe Clara ad un matrimonio combinato per donare alla famiglia un erede maschio e per salvare l’onore minato dai rapporti equivoci che la ragazza ha intrecciato con Matteo, un trovatello cresciuto dalla stessa famiglia di contadini che ha accolto Clara. Il vecchio padre la costringe ad unirsi dunque con lo scapestrato conte Guido Fossà (Lino Guanciale) uno sfrontato strafottente, che passa le sue notti tra il tavolo da gioco, le prostitute e il bere, che si porta dietro un passato oscuro fatto di morte, intrighi, passioni e soprattutto ricatti. L’unione combinata si trasformerà ben presto in qualcosa di diverso e Clara, si troverà a fare i conti con i fantasmi del passato di suo marito. Gettata nelle acque dell’Adige e creduta da tutti morta, Clara ritornerà, come una novella Fu Mattia Pascal al femminile, coperta da un velo nero sul volto per scoprire tutta la verità sulla sua vita e sul suo passato. Ad ordine sordide e vendicative trame c’è la zia Adelaide (Lucrezia Lante della Rovere) che, mossa dall’interesse e dall’avidità insieme al figlio Cornelio, farà di tutto pur di assicurarsi il patrimonio della famiglia Grandi.

 

In questa fiction c’è un mix ben congeniato di thriller, mistery accompagnato da una buona dose di melò. Gli echi del Bildungsroman (romanzo di formazione) sono forti e palesemente evidenti. La nostra protagonista attraversa infatti tre fasi: dalla contadina spensierata, alla giovane donna infelice costretta a vivere intrappolata nelle convenzioni sociali ed in un matrimonio combinato, per finire velata e nascosta pur di ottenere il suo riscatto e raggiungere la verità. Può essere considerata sicuramente un’eroina moderna che rivendica il proprio spazio nel mondo e rappresenta la rivalsa del “sesso debole” sui soprusi degli uomini; insomma una Giovanna d’Arco in salsa trentina. Non mancano naturalmente abbandoni, ricongiungimenti, veleni, tradimenti e tutte quelle componenti che piacciono tanto a noi donne romantiche, e non ultima la storia d’amore che si insinua prepotente tra le pieghe del dramma. Una fiction che appassionerà sicuramente il pubblico femminile ormai stanco dei soliti processi in tv, delle trasmissioni spazzatura della D’Urso, del qualunquismo dei talk politici e soprattutto delle partite di calcio a tutte le ore del giorno e della notte!. 

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Dare voce alle associazioni, al mondo del volontariato e, in generale, del terzo settore: questo l’obiettivo della rubrica “Noi”, che Il Mattino, sul proprio sito internet, ha lanciato in collaborazione con Comunicare il Sociale, la testata giornalistica del Csv Napoli, il Centro di servizio per il volontariato di Napoli e provincia

Saranno raccontate le storie di chi ogni giorno sceglie di dedicare parte del suo tempo agli altri, alle fasce deboli e a chi vive situazione di disagio e bisogno. Storie di solidarietà ma anche di denuncia, che mettono in evidenzia gli aspetti sociali della città di Napoli, della provincia e dell’intera Campania. "Sono più di 1500 le associazioni di volontariato con le quali siamo in contatto e richiedono i nostri servizi: Grazie a Il Mattino daremo voce al loro impegno”, spiega il presidente del Csv Napoli, Giuseppe De Stefano

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E' la Vis, l'orgoglio dei giovani terzignesi

Sabato, 21 Marzo 2015 12:43 Scritto da

Terzigno bistrattata, Terzigno criticata, Terzigno denigrata. Troppe volte il piccolo paese vesuviano è dovuto incappare in insulti e critiche di ogni genere a causa delle sue numerose e ripetute mancanze, ma c’è un motivo d’orgoglio che ormai da tre anni fa sì che la cittadella vesuviana possa prendersi la sua giusta e meritata ricompensa e riscattarsi dinanzi al Paese intero: si tratta della Vis Terzigno e del suo team di volley che anche quest’anno parteciperà alle finali nazionali del torneo organizzato dalla Polisportiva Giovanile Salesiana. Dopo le positivissime apparizioni dei due anni precedenti ad Alassio, quest’anno la compagine terzignese si recherà in quel di Lignano Sabbiadoro nel mese di Maggio per riuscire a dimostrare ancora una volta che sotto il Vesuvio c’è qualcosa di buono e si chiama Vis Terzigno. Le attività che coinvolgono il movimento salesiano, però, non si fermano qui, ma sono diverse e, nonostante gli esigui mezzi economici a disposizione, da quest’anno si sono moltiplicate. Per la prima volta, infatti, si è dato vita a ben due squadre di calcio per le categorie Under 15 ed Esordienti, oltre alle ormai consolidate realtà delle squadre di Volley con la già citata Libera Mista, la Libera Femminile e l’Under 16. Gran parte del merito dell’eccellente organizzazione del mondo salesiano terzignese va data ad Antonio Auricchio, responsabile del movimento, che da buon cittadino nostrano cresciuto all’interno dell’oratorio, ha sempre lavorato per il suo miglioramento e per potenziarne le possibilità espressive. Naturalmente andrebbero citate le altre decine tra ragazzi e ragazze che, da sempre, danno il loro contributo per trasformare questo piccolo sogno in una grande realtà, ormai riconosciuta ed apprezzata da più parti. Questo piccolo spazio salesiano, ormai, sembra essere tornato ai fasti degli anni addietro e ha riconquistato la leadership per quanto concerne l’aggregazione giovanile. Ogni giorno tanti bambini ed adolescenti si recano all’interno della struttura e possono trovare un luogo sicuro e sano all’interno del quale giocare, divertirsi e crescere. Ma la vita salesiana non riguarda solo i bambini: a breve, infatti, andrà in scena il terzo torneo pallavolistico dedicato all’indimenticabile ‘Suor Rosaria’, evento atteso da gran parte della popolazione perché casca come una goccia d’acqua in mezzo ad un deserto di nulla. In tanti attendono il loro momento per potersi mettere in gioco o, semplicemente, per ricordarsi che anche a Terzigno basta poco per sentirsi vivi davvero. Insomma, il mondo salesiano ha tanto da offrire a Terzigno e Terzigno ha tanta voglia di sfruttare questa occasione. Dal Vesuvio a Lignano Sabbiadoro, dalla propria poltrona alla rete, da un silenzio assordante al rumore della gioia dello stare insieme. C’è solo da alzarsi e partecipare.

 

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Riparte alla grande "The Voice 2015"

Domenica, 08 Marzo 2015 10:48 Scritto da

La terza edizione di The Voice of Italy è iniziata ed ha già catalizzato milioni di telespettatori. Quest’anno si è fatta un bel lifting inserendo tra i giudici, oltre ai veterani Noemi, Piero Pelù e J-Ax, il duo padre-figlio Roby e Francesco Facchinetti. Una scelta azzeccata, se si tiene conto del fatto che Roby, frontman del mitico gruppo dei Pooh, sia una leggenda vivente e che suo figlio Francesco abbia la giusta dose di umiltà e sfacciataggine per affrontare ed incassare i colpi bassi e le accuse di essere un “raccomandato” che ogni giorno gli piovono addosso da tutti i social e non solo, dimostrando di avere le spalle molto larghe.

Ma torniamo al talent. Siamo alla seconda puntata, nella fase forse più interessante e stuzzicante ovvero quella delle blind auditions, dove i 5 giudici dando le spalle al palcoscenico, ascoltano senza vedere i giovani “talenti” che si esibiscono sul palco, girandosi solo nel caso in cui la loro voce li colpisca particolarmente. Una trovata geniale! Essere scelti per le proprie qualità, senza dare peso alle volte ad un aspetto fisico poco alla moda o addirittura ingombrante, o ad una sessualità indefinita o ancora in fase di transizione. Insomma a trionfare è la sostanza e non la forma e questo rappresenta uno degli ingredienti vincenti del talent. L’altro ingrediente sono i giudici, freschi, frizzanti, simpatici, immersi nel mood giusto e con lo stesso spirito di una scolaresca in gita: tutto può accadere, tutti gli equilibri possono rompersi e la voglia di giocare e trasgredire è più accattivante della voglia di fare a tutti i costi la cosa giusta. Il divertimento è la chiave di volta del programma. I giudici Sono spiritosi e fanno divertire il pubblico a casa, snobbando persone prive di talento canoro o valorizzandone altre con un linguaggio colorito e con espressioni estremamente popolari, per non dire “tamarre”. In questo ci da molta soddisfazione J-Ax. L’ex Articolo31 è la vera rivelazione del programma. Già lo scorso anno ci aveva dato notevoli soddisfazioni inserendo un po’ di pepe e di irriverenza nella trasmissione, ed anche in questa edizione non si è smentito; le sue “perle di saggezza” lasciano increduli e divertiti, riservandoci anche alcuni sprazzi di normalità, dimostrandosi al di là dei tatuaggi e dell’aspetto da bad boy, un’anima profonda, sensibile ed incredibilmente timida. Noemi, sempre alla ricerca di voci soul, dimostra di essere estremamente competente e precisa nelle sue scelte, quasi “snob”, pretendendo molto dalle voci che ascolta e dimostrandosi implacabile nei suoi giudizi. Piero Pelù invece è, a mio avviso, il più “fastidioso” del gruppo, troppo “gentista”, troppo “paladino della giustizia” troppo in spirito “centro sociale” diventando alle volte irritante e fuori luogo; con questo non vogliamo mettere in discussione le sue qualità canore e la sua storia musicale, anche se i pantaloni di pelle aderenti alla sua età risultando a lungo andare un po’ stucchevoli.

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Sanremo una settimana dopo "il Volo"

Giovedì, 26 Febbraio 2015 07:20 Scritto da

Il 65° Festival della canzone italiana di Sanremo si è concluso da poco più di una settimana decretando come vincitori assoluti i ragazzi ventenni del trio Il Volo con la canzone “Grande amore”. Dietro di loro al secondo posto si piazzato Nek con “Fatti avanti amore” mentre terza classificata è stata la raffinatissima Malika Ayane con il bravo sofisticato “Adesso e qui (nostalgico presente). Il vincitore delle nuove proposte, proclamato il giorno antecedente alla finalissima avvenuta il 14 febbraio, è stato Giovanni Caccamo con “Ritornerò da te” anche se, a parer mio, meritava molto di più il pezzo del redivivo ex allievo della scuola di Maria De Filippi, Enrico Nigiotti con il brano accattivante e fortemente radiofonico “Qualcosa da decidere”.   Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, meglio conosciuti come Il Volo, sono stati lanciati nel lontano 2009 dalla trasmissione Rai "Ti lascio una canzone", condotta da Antonella Clerici, ed hanno conquistato nel giro di 5-6 anni orde di folle, riproponendo uno stile canoro tutto italiano fatto di canzoni datate ma rivisitate in chiave moderna e talvolta con incursioni innovative che hanno riscosso successo non solo presso il target over 50, da sempre incline alla musica tradizionale italiana, c’è chi ancora prova brividi nel sentire la voce possente di Claudio Villa, ma hanno saputo  intercettare anche il gusto delle ragazzine di tutto il mondo, che vanno letteralmente in visibilio per i tre tenorini (due tenori ed un baritono per la precisione) riconoscendo loro non solo una bravura straordinaria nel canto, una potenza vocale davvero poderosa, delle voci completamente diverse tra di loro che si sposano alla perfezione, ma anche una simpatia, una freschezza, una solarità che li rende, forse, il prodotto meglio esportato dal nostro paese negli ultimi anni. Hanno all’attivo collaborazioni eccellenti con star del calibro di Barbra Streisand, Andrea Bocelli, Eros Ramazzotti, Laura Pausini, una partecipazione a We are the world for Haiti, hanno cantato con Bono Vox, il loro album d’esordio nel 2011 ha scalato la classifica Billboard e sono stati gli unici artisti italiani ad aver ottenuto un contratto discografico con una major americana. Fin qui tutto bene. E dov’è il problema vi chiederete voi? Presto detto. La loro vittoria al Festival ha scatenato un vespaio di polemiche e accuse che non accenna a placarsi. Tutti pronti a puntare il dito contro Il Volo, dal regista della trasmissione Rai Roberto Cenci, che rivendica la paternità di aver intuito il potenziale che i tre ragazzi, presentatisi come solisti, potevano avere in gruppo, e li accusa di scarsa reverenza, ai moralisti più puri che dall’alto del pulpito hanno tuonato dicendo che i ragazzi cantavano nelle pizzerie, che hanno portato un pezzo banale, da teenager, che cantano l’amore ma non sanno neppure cosa sia, che sono dei giovani vecchi, che quella che rappresentano non è l’Italia, che sono pilotati dal loro manager Michele Torpedine, che la loro vittoria era scontata come la melodia di una canzone di Gigi d’Alessio. Questa vittoria ai perbenisti e ai critici proprio non va giù. E’forse un crimine aver ottenuto un successo stratosferico all’estero, riempiendo innumerevoli palazzetti dal Canada al Messico, essere stati intervistati dai più grandi anchorman a stelle e strisce mentre in Italia hanno raggranellato solo qualche ospitata da Massimo Giletti, in qualche trasmissione della Clerici e poco altro? Quanto dovranno aspettare prima che l’Italia e la critica musicale italiana posso tributargli ciò che meritano? Forse quello che non si perdona ai ragazzi de Il Volo è proprio questo: essere dei ragazzi. Essere giovani, spensierati, aver portato un modo di fare musica che coniuga modernità e tradizione, avere la faccia pulita, vestire bene, amare la musica, non essere arrabbiati con il mondo e non ribadire costantemente che la vita fa schifo, senza prendersi la briga di litigare, accusare gli altri o offendere persone più grandi di loro (stiamo vedendo tutti la deriva di maleducazione che sta prendendo Amici). Sono persone normali, che amano il calcio, le macchine, le ragazze. Evviva Dio! Finalmente qualcuno di “normale” in un’ Italia che non fa che urlare dalla mattina alla sera. Il nostro è un paese di snob, alcune nostre trasmissioni televisive sono snob, i nostri pseudo-intellettuali sono degli snob, i ragazzi che sono nei talent sono già degli snob. Eppure c’è chi dice che l’Italia sia un paese per vecchi, allora, io dico, lunga vita ai ragazzi de Il Volo.