Poco tempo fa mi sono imbattuta in uno dei tanti libri con copertine e titoli accattivanti che ultimamente circolano a iosa nelle librerie del nostro bel paese, e mi sono trovata a constatare che il genere rosa ne ha fatta di strada dai tempi di Harmony, e che non conosce crisi. Ora viene proposto in una veste sicuramente molto più accattivante, dove storielle semplici e senza preteste fanno sognare schiere di adolescenti e signore che ancora si ostinano a credere che ogni uomo possa essere salvato. Il libro in questione “Tutti i difetti che amo di te” della croata Anna Premoli è, a parer mio, vera robaccia, nonostante si sia aggiudicato il “Premio Bancarella 2014”. Ma io dico, come si fa? Come si fa a premiare un libro dalla trama pressoché scontata ed inesistente, dove l’unica scena più elettrizzante è quando i due protagonisti cercano di uccidere un enorme ragno materializzatosi sulla parete, che per poco non fa venire un infarto all’aitante Ethan?.La storia è semplicistica a livelli che sfiora l’imbarazzante. Il giovane e ricco Ethan, per l’appunto, è un buono a nulla che ha trascorso tutta la sua vita a bere e a cercare di mettere in imbarazzo la sua famiglia. Alla morte di suo padre riceve in eredità il 15 % del pacchetto azionario dell’azienda di famiglia, e gli viene affidato un amministratore di sostegno affinché vigili che il denaro dei Phelps non venga sperperato tra alcol e feste. Dopo vari tentativi, si opterà per il bell’avvocato Sara Di Giovanni che riuscirà nell’intento anche se il giovane userà ogni mezzo per farla desistere. A lasciare molto a desiderare non è solo il plot, dove si evincono anche sprazzi di buoni propositi da parte dell’autrice nel cercare di portare a casa il compito, quanto il livello stilistico e la proprietà di linguaggio che rasentano il puerile, l’elementare e sfociano talvolta nel grottesco.

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