Terzigno dice addio a " Giggino o sportivo" In evidenza

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Ci sono uomini che non hanno bisogno di titoli o di onorificenze per esser definiti "grandi". Ci sono uomini che conquistano un mondo di simpatia ed affetto grazie ad una dote ormai smarrita: l'umiltà. E se a questa "caratteristica", innata in pochi, ci aggiungete del garbo, della gentilezza e di una infinita disponibilità verso il prossimo, allora ( per chi ha vissuto alle falde del Vesuvio e dintorni)  non sarà difficile riconoscere un piccolo uomo (di statura) ma un gigante di valori. All'anagrafe è iscritto con il nome di Luigi Parisi classe 1943, una vita di duro lavoro tra la Germania dove per 18 anni ha lavorato prima di fare ritorno all'ombra del Vesuvio, e precisamente a Terzigno. Paese natio in cui egli ritorna proprio negli anni in cui (1981-82) un ragioniere (appassionato di giornalismo) tale Nino De Falco con l'aiuto di alcuni appassionati rileva dal San Vitaliano il titolo calcistico dilettantistico. Nasce il Nuovo Terzigno che dopo la gloriosa parentesi targata Fabbrocini, riavvicina gli appassionati vesuviani al calcio. Il pallone torna a rotolare sul polveroso campo di calcio di via Campitelli ed il  Nuovo Terzigno inizia ad inanellare successi e vittorie. Al sodalizio si lega indissolubilmente Luigi Parisi al quale in pochi giorni i tifosi rossoneri gli affibbiano il soprannome di  "Giggino o sportivo". Delle sue immense qualità umane nel giro di pochi anni se ne inizia a parlare negli ambienti calcistici. Giggino inizia a ricoprire molteplici incarichi nella squadra rossonera. Dal magazziniere, al segretario, da dirigente accompagnatore ad allenatore della juniores. Insomma un factotum che prima delle partite interne non tralasciava il dettaglio:  'livellava' il campo con la sua mirafiori alla quale era legata una rete e,  successivamente, provvedeva anche a tracciare le linee del campo. Il Terzigno e Terzigno rappresentavano molto di più di una passione : erano la sua vita. Una irrefrenabile voglia di  amare a modo suo la sua terra,  nata e coltivata probabilmente nel ricordo di quella cartolina vista da lontano, con gli occhi dell'emigrante e le infinite notti sperando in un ritorno. Che inevitabilmente arriva. Per oltre 15 anni ha seguito e servito il Terzigno facendosi amare da calciatori e dirigenti non solo locali. Ammaliava per la disponibilità e la semplicità in un mondo quello calcistico  dove i "pallonari" ed i "mega direttori" cercavano di farsi spazio o in un modo o nell'altro. Lui conquistava la stima e la fiducia  con una disarmante disponibilità al dialogo. Per tanti tesserati rappresentava un punto di riferimento, era il confidente, l'amico, il fratello maggiore. Ed anche quando era in panchina a fare "l'allenatore" delle giovanili non alzava mai la voce, sempre con la sua eleganza. Quelli nati negli anni 70 lo ricorderanno per la mitica frase con la quale incitava i ragazzini della juniores :" uno duo (diceva così non è un errore) palla lunga e pedalare" . Proprio lui che ha pedalato tanto per vedere i suoi ragazzi segnare gol e gioire, perché a vincere per Giggino non era solo il Terzigno ma vinceva la sua Terzigno, e non a caso ricadde il soprannome di "sportivo", perché lui "sportivo" c'era nato. Quando negli stadi si andava per scaricare frustrazioni e violenza lui regalava bottiglie di vino agli avversari perché lo  "sportivo" era ospitale ed insegnava con l'esempio. Oggi Giggino ha giocato la sua ultima partita con la vita. Lo ha fatto nell'anno in cui dopo oltre trenta anni il calcio terzignese  ha definitivamente ammainato la propria bandiera, siglando il suo ultimo gol. Quello decisivo prima di appendere le " scarpette" al chiodo e di salutare la sua famiglia, la moglie Antonietta, i figli Angelo e Pina e quel figlio che proprio il Terzigno gli aveva portato in dono: l'indimenticato bomber Camillo Annunziata. Giggino se ne va da questa terra dopo un lungo calvario di sofferenza, lasciandoci in eredità un mondo di bene, di insegnamenti ma, soprattutto fatto di tanti piccoli gesti di sana ed innata sportività. Ciao Giggino, piccolo grande uomo di sport. Adesso potrai stendere con calma il bucato rossonero che a te era tanto caro. Buon Viaggio e grazie per quanto c'hai insegnato.