Il nuovo capitolo di Frank Miller, a distanza di 9 anni dall’ultimo esperimento in coppia con Tarantino, rimescola e sublima quei caratteri fumettistici e noir tanto apprezzati dai colti cinefili quanto dai neofiti del genere. La storia come i personaggi sembrano essere totalmente in funzione di un costante omaggio, di una pedissequa citazione/contaminazione di elementi cinematografici d’antan come quelli dei migliori noir targati Huston, Welles, Lang o Siodmak. 

Certo ci sono all’interno del film delle somiglianze con l’opera precedente ma questo capitolo arricchito ed impreziosito dal 3D rivela un carattere decisamente forte e privo di incertezze. Anche il ritmo delle scene è sicuro e quasi frenetico con una trama abbastanza prevedibile ma ricca di spunti e di accorgimenti tecnici e stilistici maestosi. All’interno dell’opera reperiamo infatti, numerose tematiche o argomentazione note nei film classici noir quali: la Femme fatale (Ava Lord interpretata dalla bellissima Eva Green), l’uomo violento attratto dall’aura femminile della donna fatale (Dwight McCarthy Josh Brolin), l’uomo malato di mente o dall’indole abbastanza confusa fra pazzia e sanità (Marv Mickey Rourke), gli elementi onirici, febbrili e surreali, le inquadrature soffocanti in Plongèe (riprese dall’alto), le ombre fitte che tagliano i protagonisti, le luci soffuse e delicatamente poco illuminanti. Insomma, una vera e propria enciclopedia del Nero aggiornata e contestualizzata al terzo millennio con scene piccanti ed ambientazioni peccaminose nella famosa Basin City, un film che però riesce ad unire e a contaminare i generi nel migliore dei modi associando al gusto classico nero lo splatter tanto in voga negli ultimi tempi. Una preziosa dimostrazione di come il Cinema possa, nonostante gli anni che inesorabili trascorrono, ridestare nel buio della sala quelle emozioni e quelle realtà cinematografiche ormai quasi totalmente sopite e dimenticate.