Giovedì 12 Gennaio 2012 17:37    Stampa
Un disastro ferroviario, una sigaretta spenta e un pollo infetto
Rubrica - I Ritorni
Gennaio ha tante date da ricordare, tante da dimenticarne. Gennaio come gli altri mesi di un convenzionale tempo. Ma gli inizi, si sa, come le fini, rimangono sempre più impressi.
Di gennaio e dei suoi primi giorni, ho scelto tre accadimenti non troppo lontani, non farà fatica la memoria a ritornare qualche passo più indietro.
Un disastro ferroviario, una sigaretta spenta e un pollo infetto sono rispettivamente una tragedia, una legge giusta e un allarme epidemia.
Procediamo per ordine.
C’era nebbia a Crevalcore, comune in provincia di Bologna, la tarda mattina del 7 gennaio 2005.
Non che non ve ne fosse mai stata. Si scontrarono due treni, uno merci contro uno interregionale. La conseguenza dell’impatto costò 17 morti e 15 feriti.
Vite che il caso portò via come caramelle rubate. Fu il solo con cui prendersela, il destino, visto che il macchinista deputato alla direzione del treno morì anche lui.
E non è bello, né giusto dare colpe a chi non se ne è escluso dalla catastrofe. Chi se ne è andato ad occhi aperti, guardando distrattamente il freddo paesaggio invernale della pianura padana, è stato perdonato.
A distanza di giorni da un impatto devastante, si cerca sempre una spiegazione. Queste le cause: un segnale rosso non rispettato e l’assenza di un secondo macchinista, d’obbligo secondo la legge.
Io credo che chiunque riesca a sapere un minuto prima la rovina,  faccia l’impossibile per evitarla.
Se davvero ci fosse stato qualcun altro, magari le cose sarebbero andate diversamente. Ma la storia, quando è finita, non ammette più “ma”, non ammette più “se”.
Che ci fosse stato un malore, un colpo di sonno, un atto folle. Per svelare queste eventualità, che non tirano comunque il tempo indietro, servirebbe un criminologo delle circostanze. Noi non ne abbiamo e mai riusciremo a crearne.
In realtà, niente ritorna e tutto rimane. Rimangono la tristezza che può lasciare solamente un dolore improvviso e un film documentario del 2009 di Simone Amendola:
« Quando combattono gli elefanti», atto a denunciare le carenze di sicurezza contro cui i lavoratori delle ferrovie si sono battuti. Il 10 gennaio dello stesso anno, entrò in vigore la legge che metteva al bando il fumo nei locali pubblici. Una legge, devo dire, più che ovvia, non me ne vogliano i fumatori. La prima multa al primo trasgressore della suddetta legge scattò a Napoli, poco dopo la mezzanotte. Da allora, molte persone hanno imparato non solo a rispettare le norme sociali ma anche a risparmiare sui soldi per le multe.
Decisamente meglio correre a fumare fuori.
Non sono mancati i furbi di mestiere che, con la scusa del vizio delle “bionde” e con la giustificazione del cartello [Vietato Fumare], se la sono data a gambe, obnubilando il conto. Bar e ristoranti ne sanno qualcosa. Tuttavia, ottimo il riscontro della popolazione e il bilancio in un solo anno dalla sua applicazione: nel 2006 sono oltre un milione e mezzo gli italiani che hanno detto addio alle sigarette. Il primo giorno del 2006, non fu, invece, un Capodanno particolarmente felice per i polli turchi né, tantomeno, per chi se ne cibava. In Turchia, dopo alcuni decessi umani sospetti, esplose l’allarme influenza aviaria. Scoperto nel sud-est asiatico nel 2003, il virus H5N1 aveva varcato i confini europei nel 2005. Il popolo tremò e il commercio di pollame subì vertiginosi cali di vendita. Per non rischiare e sentirsi –marginalmente- protetti, si tradì persino il proprio macellaio di fiducia. Il paese venne messo immediatamente in quarantena.
Ci furono un centinaio di casi sospetti, molte persone infettate e alcuni casi fatali. Numerosi i roghi di polli sacrificati nei primi giorni di gennaio.
Fu un focolare che emanava fumo nero di malattia, non fu profumo di pietanze.
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