Giovedì 17 Novembre 2011 11:25    Stampa
Il Muro della libertà: Berlino, 9/11/1989
Rubrica - I Ritorni

C’è un muro invisibile che non riusciamo a scavalcare mai: quel muro ha nome paura, e cambia da persona a persona. Una paura può essere grande, piccola, incompresa, comune. Il più delle volte è segreta. Costruiamo dentro muri più alti di noi che cadono e ricompaiono nuovamente; il cemento e la sua polvere non scompaiono mai del tutto. Le persone che vivevano nella Berlino Est avevano paura che non avrebbero mai più rivisti i loro cari che abitavano nella Berlino Ovest. Li separava un muro lungo 155 km, invalicabile e tiranno di affetti. In cinquemila tentarono la fuga; in questa corsa disperata alla libertà in circa duecento trovarono la morte. Il non ribellarsi e il rimanere nelle proprie case pagava, ma pagava con denari di nostalgia. Certo, la vita scorreva normale per chi aldilà del limite non aveva lasciato niente e nessuno; ma chissà perché l’uomo avverte sempre un senso di vuoto quando ha dinanzi a sè dei confini. Furono ventotto anni di “prigione” da cittadini liberi. Ci pensate? Ventotto anni. Qualcuno dovette trovarsi un lavoro nuovo. Chiunque lasciò un bambino, il “giorno dopo” trovò un uomo. Alcuni amori, col tempo, si dimenticarono in altri amori. Fu il simbolo più imponente del dilagare della Guerra Fredda che divise non solamente la Germania fascista dalla Germania comunista, ma l’Europa occidentale, che conobbe il boom economico e continuò a progredire, e quella orientale, che viveva principalmente di agricoltura. Nacque indebolita la speranza quando si scontrò con gli anni vani che scorrevano separati uno ad uno. Non è da biasimare chi scavalcò il muro e perse la paura, nessuno si sarebbe permesso di fermarlo e giudicarlo folle. Mi sono spesso concentrata sul valore e lo scopo dei luoghi: quanto rimane di antico e di ricordo lì dove la svolta e il mutare o riepilogarsi degli eventi ha devastato tutto intorno? A Berlino ci sono le famiglie congiunte e pezzi di muro che ora sono diventati dei souvenirs. L’uomo non perde mai occasione per trovare un argomento di business ovunque, anche dove non dovrebbe e dove inneggiano preghiere a conteggio. Ma lasciamo perdere, questa è questione a parte. 

Ventidue anni dopo, in quest’anfratto novembrino, anche a noi è toccata la libertà da una politica da censura: per fortuna, non crollano soltanto muri, ma anche governi negletti. Novembre porta bene.
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