Scritto da Genny Galantuomo    Lunedì 25 Novembre 2013 11:06    Stampa
Terra dei fuochi, quando i terzignesi protestavano nessuno li ascoltò
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Tanta, tantissima gente ieri ha visitato la mostra intitolata “Giornata della memoria, Terzigno non dimentica” a tre anni dagli incidenti tra manifestanti e forze dell’ordine che nell'autunno del 2010 catapultarono la cittadina vesuviana sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. Forse, nemmeno gli stessi organizzatori si aspettavano un numero così elevato di persone alla mostra allestita nel salone dell’asilo infantile nella centralissima Piazza Troiano Caracciolo. Ex manifestanti, cittadini e curiosi hanno potuto rivedere immagini, video e suoni di quei momenti tristi e dolorosi in cui un popolo, quello vesuviano, prima di tutti si ribellò alle decisioni di uno Stato miope e colluso con il malaffare nella gestione delle discariche in Campania. Grandi assenti i politici locali che ad eccezione di rare presenze hanno letteralmente disertato il salone.

Nonostante tutto, Terzigno va avanti e viste le cronache degli ultimi giorni secondo qualcuno meriterebbe addirittura una medaglia al valor civile, per essersi immolata molto tempo prima delle altre comunità campane contro l’ottusa visione delle istituzioni e delle devastanti decisioni assunte da quest'ultime. Nelle ultime settimane si parla con insistenza di “Terra dei Fuochi” e di inquinamento, quando da queste parti, già nel 2007 nei cortei i manifestanti additavano la Protezione Civile e alle autorità politiche per la responsabilità dell’inquinamento ambientale e di tutte quelle malattie scaturite dall'apertura delle discariche in aree densamente abitate. Nessuno però ascoltò i terzignesi, anzi! "Oggi come comunità riviviamo un sussulto di orgoglio che è  racchiuso in queste immagini che, un gruppo di tenaci oppositori ha avuto la forza di riproporre, per dimostrare che furono proprio i vesuviani a far scoperchiare la pentola del malaffare – dichiara uno dei visitatori all’esterno della mostra – le denunce e le posizioni oltranzistiche che assumemmo come collettività servirono ad evitare ulteriori scempi come Cava Vitiello.Anche se la discarica Sari ci è stata imposta e l’abbiamo subita”. Un momento di profonda riflessione che si legge anche negli sguardi attoniti di chi si è rivisto nei filmati e nelle foto posizionate lungo le pareti dell’ampio salone. "I momenti brutti solitamente si tende a rimuoverli prima dalla nostra coscienza – asseriscono gli organizzatori– ma in questo caso, molte persone hanno apprezzato lo spirito della mostra. Vedere tanti cittadini in fila a soffermarsi dinnanzi alle prime pagine dei quotidiani, ai ritagli di giornale ed uscire con gli occhi lucidi dal salone è l’immagine emblematica di una collettività che sente ancora forte il dolore per i soprusi subiti e soprattutto per aver “rivisto” le espressioni di tante persone che oggi, anche in nome di una battaglia a difesa del territorio, non ci sono più". Un plauso a questo gruppo di "testardi" composto da Maria Rosaria Esposito, Gianni Dragonetti, Amalia Festa, Francesco Servino, Doriana Carillo, Vincenzo Ranieri, Raffaele Ranieri ed Anna Rachele Ranieri che con immutato slancio persevera nella civile azione di protesta affinché bonifiche ambientali e tutela della salute non restino solo belle intenzioni ma concrete azioni.

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