Giovedì 14 Novembre 2013 00:00    Stampa
Nassirya respira ancora
Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 
Attualità - Attualità
E’ cieca la violenza, quando esplode: colpisce da ogni parte ed ha direzione circolare intorno a sé. Si insinua come un pensiero negativo: non può che seminare altro male ed espandersi. Alcuni orologi legati ai polsi sono rimasti immobili alle 08:40 di dieci anni fa: Abul Qasem Abu al-Leil condusse l’autocisterna verso l’entrata della base Maestrale, presidiata dai carabinieri italiani del MSU (Unità specializzata multinazionale) e collocata nella città irachena di Nassiriya. Fu fatta esplodere una bomba, il cui peso fu stimato tra i 150 e i 300 chilogrammi. Durante l’attentato persero la vita 28 persone, tra cui 19 italiani.
Fermi per sempre sono gli orologi di chi non vive più, fermi sono gli occhi aperti di chi rimane, sgranati e in cerca di un perché. Ma neppure dinanzi alla morte, la disumanità e la sconsideratezza si arrestano: “10, 100, 1000 Nassiriya” è stato il disumano grido di un corteo pro Palestina nel 18 febbraio 2006, è stata la sconsiderata (e forse esposta male) “commemorazione” del kamikaze, causa della strage, da parte del M5S in Parlamento. Non bisognerebbe mai parlare quando non si è coinvolti in determinate vicende, mai in modo tale da ferire chi resta, da rendere invano il sangue versato. Combattere per l’amore e non per l’odio, combattere per la giustizia e non per il potere, perché davvero si perde tutto qui: non siamo immortali ma immortale è tutto ciò che di immateriale lasciamo. La brama dei potenti, il lusso degli arricchiti in maniera smoderata e disonesta, l’insana voglia di possedere persone, cose, il mondo stesso, non possono condurre altro che alla distruzione interiore, ad un cuore inteso come organo più che come rifugio dei buoni sentimenti. Nel viaggio che ognuno di noi dovrà un giorno fare non porteremo nulla di ciò a cui ogni giorno ci attacchiamo: non ci ricordiamo di una persona per quanto ha accumulato, ma per quanto ha dato. La scia dell’odio, per quanto forte e lunga, finisce col perdono, con la rassegnazione, con la consapevolezza che sia davvero vana la vita se vissuta come una guerra. Soltanto i valori positivi – il coraggio, la lealtà, gli occhi limpidi e, primo fra tutti, l’amore - hanno la forza di continuare, pur sulla croce, pur tra roghi e pianto. Un eroe sarà sempre un eroe, nonostante gli insulti di chi non comprende. E nessuno perde nessuno finché qualcuno che non c’è più verrà sempre considerato un brav’uomo. Vuol dire che nulla è andato perso.

Quel che è certo è che Nassiriya respiri ancora: nel ricordo di chi sa e può pronunciare il nome “Patria”. Onore eterno ai compianti.








Joomla Templates and Joomla Extensions by ZooTemplate.Com