Mercoledì 04 Settembre 2013 00:00    Stampa
Raiuno Speciale: “Discriminare Napoli!”
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Nella puntata del 25 Agosto nel consueto programma di approfondimento giornalistico per l’occasione curato dal napoletano (la sagra della beffa) Gennaro Sangiuliano, Speciale tg1 andato in onda verso le 23, l’argomento della serata era: “Napoli 1973, I giorni del Colera”. Bene! Anzi male, malissimo cosa c’entra un argomento del genere con ciò che stiamo vivendo oggi a livello sociale, politico ed economico?
Magari in relazione a problemi ben più gravi e contemporanei scoperti o semplicemente messi in piazza a seguito di alcune interviste rilasciate dall’ex Capoclan dei Casalesi Schiavone? Magari su questa fantomatica bah forse inesistente Terra dei Fuochi? L’assonanza sta tutta qui, ovvero nel quarantesimo anniversario della tragedia che colpi la città partenopea nell’Agosto di quell’anno ed allora? Allora prendiamone spunto e … infanghiamo retroattivamente la Napoli di oggi, che tanto alla fine è la stessa cosa, parafrasando qualcuno “na carta sporc..!”. Così seduti comodamente su di una poltrona di bile davanti al nostro televisore sintonizzato su di una emittente da noi finanziata (paghiamo profumatamente il canone Rai n.d.r.) assistiamo allo spettacolare massacro di una città, di un popolo di una cultura a causa di un episodio si grave, ma la cui responsabilità (al contrario di quanto non affermato o magari sotteso nello speciale) deve essere, ad onor del vero, affibbiato ad una partita di mitili (le comuni cozze) malate importate dalla Tunisia e non attribuibile al lerciume ed alla sporcizia di quella Napoli che puzzava allora e per definizione mefitica lo è ancora oggi (forse l’olezzo deriva dalla corruzione morale e politica più che altro). Il canovaccio del documentario è simile a quei cinegiornali di regime dove ad avere il primato non sono tanto i fatti realmente accaduti quanto la volontà di sorprendere ed allo stesso tempo cristallizzare, sedimentare il pregiudizio sui napoletani in un climax ascendente: sporchi, colerosi e terremotati (di per sé tali attributi più che lo scherno o la discriminazione dovrebbero risvegliare sentimenti di solidarietà e comprensione, ma anche no!). A dare ulteriore lustro ad un lavoro del genere (eccettuando il grande regista Rosi o i giornalisti Maffei e Mieli) si ricorre alle testimonianze di straordinari alfieri del bene comune quali Antonio Bassolino (indagato per reati che vanno dalla frode in pubbliche forniture, alla truffa ai danni dello Stato, dall’abuso di ufficio ai reati ambientali fino al peculato nel periodo in cui era Commissario Straordinario per l'emergenza rifiuti) e Paolo Cirino Pomicino Viceré del Divo Andreotti (oltre 40 processi a carico, i quali tra prescrizioni e proscioglimenti vari si è dovuto inchinare a due condanne in via definitiva per finanziamento illecito ai partiti e corruzione!) pronti a rispondere alle domande sull’edilizia selvaggia dando responsabilità (come ovvio) alle amministrazioni Laurine (dal nome dell’ex Sindaco Achille Lauro!). Tutto ciò condito da immagini d’archivio “inedite” sulla sporcizia della città in un momento particolare della vita della stessa, definendola come la capitale europea delle malattie infettive! (poi ci lamentiamo se negli Stadi o tra Nord e Sud esiste del “sano” razzismo). Tale documentario a tratti sensazionalistico ed oleografico figlio di qualche trattazione lombrosiana per lo scrivente rappresenta l’ennesimo schiaffo a tutti i napoletani ed anche a tutti i cittadini che vorrebbero un’informazione quantomeno giusta, libera e disinteressata (Utopia?). Diciamo questo anche in virtù delle incredibili ma purtroppo genuine dichiarazioni rilasciate dal pentito Carmine Schiavone sull’intombamento di rifiuti tossici e pericolosi tra il Casertano e il litorale domitio, reputando uno speciale su tale argomento molto più affascinante, interessante e forse più periglioso ma soprattutto meno edificante per i civilizzatori venuti dal Settentrione nel 1860 (avviso ai naviganti questi brutti ceffi non conoscevano neanche il bidet, Ho detto tutto!). Riteniamo che la realtà storica non debba essere messa all’Indice o cancellata dietro un muro di oscurantismo ma raccontata con i crismi della realtà ed ancora giudichiamo necessario più che riaprire vecchie ferite (il colera) aprirne di nuove (La terra dei Fuochi per dirne una) per renderle note all’opinione pubblica e cercare qualora ve ne fosse (ho i miei dubbi) la volontà politica di cicatrizzarle definitivamente Prosit!
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