Mercoledì 27 Marzo 2013 00:00    Stampa
Cassazione: il “vaffa…” è reato
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Il ”vaffa…” può costare una multa più il risarcimento dei danni alla parte civile. Anche se pronunciato in un clima ”di grande confidenza tra le parti” come tra colleghi di lavoro. La Cassazione torna su un argomento dibattuto sul quale si sono susseguite varie sentenze, analizzando il caso di un uomo di 50 anni di Roma impiegato in un ufficio protocollo, che beccato a leggere il giornale al lavoro dal suo capo gli si era rivolto con un “vaffa…”, aggiungendo anche: ”Tu fammi licenziare e io ti uccido”.

L’uomo si era rivolto alla Suprema Corte per cassare la sentenza del tribunale di Roma che in appello aveva confermato la condanna del giudice di pace. A sua discolpa aveva sostenuto ”la tesi della inoffensività delle espressioni e della natura goliardica delle parole pronunciate”. Tesi alla quale la Cassazione non ha dato credito dichiarando inammissibile il ricorso, condannando quindi l’impiegato al pagamento delle spese processuali e quantificando il danno alla parte civile in 1.800 euro. Si era sollevato un gran coro di critiche quando nel 2007, la Corte aveva sdoganato il ”vaffa…” con la sentenza 27966 con cui aveva assolto un consigliere comunale di Giulianova (Teramo) dall’accusa di ingiuria, perchè aveva mandato a quel paese il vicesindaco durante un Consiglio Comunale. Salvo tornare sui suoi passi nel 2010 per confermare la condanna di un uomo che aveva mandato a quel paese i vicini di casa.

Basterebbe, per evitare denunce e cause, indossare una maglietta con una bella scritta che "rende l'idea" ...ugualmente.

 

 

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