Sabato 13 Luglio 2013 00:00    Stampa
Secondo appuntamento “Terzigno Città – Cultura”: presentato il romanzo di Giovanni Scudieri
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Cultura - Varie
“Io e il rock” inizia con una data e un’ora precisa che rappresenta il punto di partenza da cui il protagonista del romanzo, Francesco Normanno, quasi un alter ego dell’autore, intraprende un viaggio a ritroso nella memoria, ritornando ai suoi anni giovanili per riscoprirvi l’ardore e i sogni lontani. Attraverso questo viaggio nei ricordi, Francesco ritorna al suo rock tanto amato e ai suoi pilastri portanti: gli indimenticabili e indimenticati della musica italiana e internazionale degli anni 70’ e i momenti ad essi legati.
«Ogni canzone ci ricorda qualcosa: una persona, un luogo, un periodo della nostra vita. Riascoltarla vuol dire ritornare indietro», queste le parole dell’autore che sposta Francesco, il suo protagonista, su un filo conduttore tra presente e passato, un vicino 2011 e un lontano 1969. La Rassegna è stata aperta dal direttore de “Il Vesuviano”, Genny Galantuomo, il quale ha ricordato due problemi che investono la nostra società: un sud Italia troppo emarginato e una gioventù poco incentivata alla cultura. La discussione sul libro di Scudieri è stata portata avanti da due uomini di grande cultura: i professori Luigi Iroso e Mario Dura. Il prof. Iroso ha paragonato la struttura di questo romanzo, costituito da prologo, dieci capitoli ed epilogo, ai canoni della tragedia classica. Non a caso lo stesso Jim Morrison, nei concerti del quale si poteva intravedere una ricerca consapevole dell’aldilà, aveva visto nell’origine del rock’n’roll una somiglianza con l’origine della tragedia greca. «Il fine della scrittura -ha affermato- è creare, stimolare la crescita intellettuale e la discussione, che è figlia di uno scambio equo di idee. Non bisogna mai dimenticarsi che l’uomo è ciò che legge». In “Io e il rock” l’Io è piena manifestazione dell’essere, nasce con la musica, diversa dall’armonia perché quest’ultima non necessita esclusivamente del suono ma può esserne anche priva. L’armonia è equilibrio e, il più delle volte, la si scopre nel silenzio. Il prof. Dura cita “Il mercante di Venezia” di Shakespeare: “Colui che non ama la musica e non si lascia intenerire dall'armonia concorde di suoni dolcemente modulati, è incline al tradimento, agli inganni e alla rapina: i suoi moti dell'animo sono oscuri come la notte e i suoi affetti tenebrosi come l'Erebo. Non fidarti di un uomo simile. Ascolta la musica. La musica, dunque, fa da tramite alle emozioni, ai ricordi, ai momenti di solitudine come a quelli di compagnia e l’uomo non ne ha mai potuto fare a meno, fin dai tempi più antichi. Questo libro, con prefazione di Edoardo Bennato, (presente alla rassegna il suo chitarrista Massimo Tassi), oltre ad offrire un ampio resoconto dei migliori anni della musica, facendoli rivivere tra le sue pagine, porta la riflessione anche sui conflitti generazionali, da sempre esistiti e impossibili da evitare. Essi fanno parte del cammino esistenziale di ogni persona: i tempi cambiano di volta in volta ed è innegabile che, da una generazione all’altra, cambino anche le mentalità e i modi di guardare. Nessuno nasce già adulto e, prima di arrivare all’età della maturità completa, ognuno ha bisogno di sogni e di esperienze negative e positive, ma soprattutto, ognuno ha bisogno di rifare, seppur a distanza di 20, 30 o 40 anni, gli stessi sbagli e le stesse scelte istintive compiute dai propri genitori alla loro stessa età. Cambiano i tempi ma le persone sono sempre le stesse: il riflesso dei propri antenati e il modello dei propri discendenti.
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