Sabato 16 Novembre 2013 00:00    Stampa
I 6 trucchi per l'evasione fiscale all’italiana
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Scienza - Scienza
Come evadono le tasse gli italiani, quasi come una scienza esatta, ce lo dice il Rapporto 2013 dell’Unità di Informazione Finanziaria: il classico cade ancora con i viaggi in Svizzera, ma i metodi sono tanti quanti la fantasia criminale può escogitarne. Vediamo in dettaglio quali sono quelli più utilizzati dagli italiani.
Conti correnti privati per i movimenti dell’azienda. Schema collaudato, funziona così: l’impresa dirotta su parenti o amici consenzienti una fetta dei ricavi invece che registrarli sui bilanci aziendali. In questo modo, la diluizione dei ricavi consente l’elusione di una fetta della tassazione prevista. Molto popolare, nel 2012 ci sono state 5 mila segnalazioni. Carte elettroniche. Si sta assistendo alla diffusione di un uso anomalo di carte elettroniche (carte di credito, carte prepagate). Un vero boom, segnala l’Unità di Informazione Finanziaria. Proliferano soggetti titolari di un numero “elevatissimo di carte”: autentici prestanome, i quali, nel circuito illegale dei pagamenti elettronici, eludono il tetto di mille euro al contante, consentendo tranquille transazioni totally black, invisibili e non tracciabili. Rientri sospetti da scudo fiscale. 300 segnalazioni sono pervenute su fondi in rientro coperti dallo scudo fiscale e reinvestiti con operazioni in conto corrente. Flussi di contante sospetti. La necessità di rendere il più possibile tracciabili i pagamenti resta una questione politica controversa (il Pdl contesta il tetto al contante a mille euro e c’è chi propone di elevarlo a 5 mila). Per chi si occupa di contrasto all’evasione fiscale, i flussi di cash restano una spia preziosa per scoprire il nero accumulato. Falsa fatturazione. Un classico nei manuali del perfetto evasore: false fatturazioni per operazioni mai esistite. La fattura può essere falsa integralmente (nessuna operazione, inesistenza oggettiva). Poi si può parlare di sovrafatturazione o sottofatturazione: “ad esempio, l’aumento dell’esborso indicato (supponiamo: da 20 a 100 euro) per accedere a maggiore deduzioni sui costi e/o detrazioni delle imposte”. Mai passata di moda, infine, è la “frode carosello”: una società di comodo si  mette tra venditore e acquirente reali, dichiara di cedere il bene e ci incassa l’Iva sopra. Paradisi fiscali. Spiagge a perdita d’occhio e riservatezza impenetrabile, specie sulle ricchezze affluenti: si mette insieme il gruzzolo nel paese d’origine,si trasferiscono in società di comodo nella più totale “opacità proprietaria, reddituale e finanziaria” e si sfruttano i segreti bancari o le aliquote più vantaggiose dei paesi d’approdo.
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