Terzigno non smette di sperare e di far vibrare la cultura e l’arte, in tutte le sue forme. E ne è stata una piacevole dimostrazione la serata di venerdì 13 dicembre. Una serata che ha sfiorato tre dei vertici che incantano da sempre l’uomo e compensano i fastidi quotidiani, la stanchezza, i dolori, grandi o piccoli che siano ma sempre ricorrenti nella vita di ognuno. Una serata che ha premiato l’ilarità delle lezioni di napoletanità impartite da Amedeo Colella, il gusto della tradizione vinicola rappresentata da Antonio Ambrosio, la cultura giornalistica di Antonio Corbo e, dulcis in fundo, l’arte di mettere in scena emozioni e realtà abilmente condensate da Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza.

La simpatia del professor Amedeo Colella colpisce il pubblico con il suo “Manuale di Napoletanità”, raccolta di modi di dire, stravaganze idiomatiche ed espressioni della lingua napoletana. L’autore, in questo libro suddiviso in 365 capitoli da leggere stando “comodamente seduti”, spiega il primitivo significato di molte locuzioni che quotidianamente ascoltiamo e pronunciamo, senza renderci conto cosa possa celarsi dietro di esse. Con buona gioia degli spettatori, alcune pagine sono state declamate dall'attore Mario Grazio Balzano.

Antonio Ambrosio è uno dei componenti dell’azienda familiare Villa Dora, creata da suo padre Vincenzo, specializzata nella produzione del vino. A loro va un premio per il perpetuarsi di una tradizione secolare e per l’intento di aver dato lustro ad un terreno lavico, genitore di uva pregiata, esportando il prestigioso nettare in tutto il mondo, dal Belgio alla Cina.

Antonio Corbo, autorevole firma de La Repubblica, ha spiegato quanto un “vero giornalista” si veda dalle scarpe consumate più che dalla penna: guardare e ascoltare sono dunque indispensabili fattori di comunicazione sociale, essere in un luogo e constatare di propria mano che cosa sia davvero accaduto. Non si può scrivere restando fermi ad una scrivania, lo si deve fare mentre si è di corsa, guardando i volti delle persone, annusando gli odori dei posti attraversati.

Gli ultimi a salire sul palco per ritirare il Premio Il Vesuviano D.O.P., Denominazione di Origine Partenopea, giunto alla II Edizione, sono stati Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza, coppia ventennale nella vita e sul palcoscenico. Tartaglia, attore, regista e sceneggiatore di “Sono un pirata sono un signore” e di “La valigia sul letto”, racconta quanto l’incontro con la moglie, attrice italiana di grande spessore, lo abbia arricchito anche sul piano professionale, oltre che dal punto di vista umano. E’ risaputo che, chi porta amore nella vita di qualcuno, migliora ogni altro aspetto della vita dell’altro: amare veramente cambia il modo di guardare il mondo, apporta un carico di idee in più, vi è una rivoluzione in positivo dei propri giorni. Essere insieme raddoppia realmente i respiri e le idee.

Una serata conclusasi con l’anteprima della proiezione del film “Sono un signore sono un pirata” e moderata dai direttori de “Il Vesuviano”, Genny Galantuomo e Lucio Canzanella, nonché ideatori dell’iniziativa che, ci auguriamo di vivo cuore, possa protendersi per molte altre successive edizioni.