|
||
Cosa resta dopo una strage. Cosa resta dopo l’11 settembre 2001 |
Rubrica - I Ritorni |
La paura di invecchiare contro la paura di restare giovani per sempre. I litigi senza senso e il perdonare tutti. Il ‘torno a casa per cena’ e vedere che le sere passano senza che nessuno torni più. Un volto visto tutto i giorni e non pensare mai che un giorno, senza avvertimenti, sarà l’ultimo. La paura di salire su di un aereo e la paura di non scendervi più. La paura di guardare giù dall’alto di un grattacielo e la paura di rimanere lì sospesi in eterno. Far saltare i giorni: come si fa. Non farli mai arrivare, mai accadere: non si può, non si può. L’attimo che passa tra il non sapere nulla e il sapere che sta per finire … la vita. Nel modo in cui non ci si aspettava quando ogni tanto si pensava, nel tempo troppo breve per pensarci sopra almeno un po’. Le cose lasciate in sospeso, le persone amate male, le relazioni confuse che si aspettava si sarebbero poi sistemate. I viaggi rimandati e la stanchezza che vibra nella schiena. Il destino è infallibile e il mondo è contingente: ma noi ci pensiamo troppo poco spesso e continuiamo ad arrabbiarci, sprecare giorni, aspettare, come se avessimo cumuli di eternità conservate nelle tasche. Uno dei tanti litigi diventa l’ultimo litigio. Uno dei tanti baci diventa l’ultimo bacio. Uno dei tanti giorni diventa l’ultimo giorno. Dietro una notizia che investe i quotidiani e le televisioni, ci sono tante storie che nessuno saprà mai, tanti appelli mai ascoltati. Come quei dolori che si raccontano ad un passante e per un attimo si riesce a scrollarseli di dosso. Noi ricordiamo la strage dell’11 settembre solo ogni anno, ma c’è chi se ne ricorda ogni attimo di ogni singolo giorno passato da quel fatale giorno. E’ la costernazione di chi non ha più la stessa vita da allora. Perché è impossibile spostare lo sguardo da chi si ama e da chi si perde senza colpe e spiegazioni … solo per destino. |