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Scritto da Salvatore Parente    Lunedì 05 Agosto 2013 00:00    Stampa
Wolverine-L’Immortale
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Rubrica - Cinema...ndo

Il sequel di X-Men Conflitto Finale è incarnato dallo spin-off di Wolverine L’Immortale, incaricato di dare nuova linfa alla saga dei mutanti che prevede come prossimo capitolo il film X-Men- Giorni di un futuro passato. La pellicola del regista Mangold (Kate e Leopold, Innocenti bugie) sembra quasi riuscire nell’intento sopra descritto dirigendo un fantastico Hugh Jackman (tornato nei suoi panni dopo l’exploit di Les Miserables) con un’opera che per due terzi della sua durata risulta godibile ed interessante.

La vicenda ha inizio con un lungo flashback che ci porta al 9 Agosto 1945 quando il Giappone in quel di Nagasaki riceve l’ultimo esiziale colpo della Seconda Guerra Mondiale con la tristemente famosa bomba atomica sganciata in quella città, ed è proprio li che in quel momento si trova Logan, il quale prigioniero dei nipponici salverà dalla immane esplosione, in un condotto sotterraneo, la giovane recluta Yashida. Ai giorni nostri Logan vive relegato sui monti Yukon in Canada come un’eremita e disdegna ogni contatto non necessario con gli umani deciso a non fare del male più a nessuno, a seguito dell’uccisione della donna che amava Jean Grey. Cosi viene rintracciato da Yukio, una mutante che ha il potere di preconizzare le morti altrui, al fedele servizio di Yashida, ora divenuto il magnate di una ricca corporazione tecnologica in Giappone. Yashida sta per esalare il suo ultimo respiro e vorrebbe che Yukio portasse Logan in Giappone per dirgli addio e ringraziarlo per avergli salvato la vita nel lontano 1945, ma dietro questo nobile intento che Logan asseconderà, si celeranno numerosi inganni volti a far perdere al nostro mutante preferito le capacità curative derivate dalla sua mutazione e trasferirle al vecchio e moribondo Yashida. Tra la Yakuza, la bomba atomica, gli inchini e i Samurai e gli altri riferimenti agli stereotipi nipponici la pellicola di Mangold si presenta ai fan in una chiave diversa rispetto al precedente capitolo dedicato al mutante Wolverine passando dal registro della forza, dell’animalità del personaggio ad un copione piuttosto umanizzato e fortemente introspettivo (parallelismo inevitabile con l’ultimo Iron Man) caratterizzato da molteplici incubi dove a perseguitarlo è lo spettro di Jean che lo incolpa della sua morte. Con la perdita momentanea del suo potere curativo e i costanti incubi il Re è nudo e tale rimane per un pezzo del film, riconducendo Wolverine su di un piano a noi vicino e prossemicamente lontano dallo status di eroe guidato solo dal suo coraggio e dalla incommensurabile forza d’animo (metafora della vita?). Il film consegue un discreto consenso sui fan della versione filmica del fumetto, mentre potrà scontentare i fan più ortodossi dello stesso Marvel a causa della poca aderenza della trama con il canovaccio letterario cartaceo. Il comparto visivo risulta molto gradevole e vivace grazie anche ad alcuni rimandi Noir quali: l’onirismo, gli incubi e le atmosfere cupe e piovose (alcune scene sembrano un tributo a Blade Runner), buone la fotografia e la messa in scena, tuttavia combattimenti ed effetti speciali non convincono ed anche il ritmo del film non sembra ringalluzzire lo spettatore spesso costretto ad abbandonarsi a qualche timido sbadiglio. Il cast guidato da uno stellare Jackman ormai tutt’uno con la figura di Wolverine, esorta i critici e non solo ad alzare drasticamente il voto da conferire al film grazie ad una interpretazione precisa, rigorosa e più che degna, in definitiva l’opinione non può che essere positiva sebbene l’epilogo del film spiazzi un po’ e deluda per mitezza lo spettatore che si attendeva un qualcosa di diverso e magari di più fulgido, chiassoso e rutilante e meno al servizio della trama del prossimo capitolo della saga.

Salvatore Parente

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