Mercoledì 26 Ottobre 2011 00:00 |
|
|
Il nostro anno in più |
Rubrica -
I Ritorni
|
Partiamo per ritornare nei nostri stessi posti. Il cerchio si apre e si richiude qui, senza lunghi viaggi, né lunghe fatiche.Terzigno conobbe il suo apogeo nella sventura. Furono i nostri giorni strani, furono i nostri intervalli confusi. Furono i mesi delle strade bloccate e degli schieramenti cittadini: il popolo si divideva tra quelli che scendevano in strada a protestare e quelli rinchiusi all’interno delle proprie case e delle proprie automobili. I primi criticavano i secondi e viceversa. C’era chi si sentiva numero, chi della mischia si rendeva estraneo. Ognuno credeva di fare la cosa più giusta. Di chi fu vera gloria la storia: di chi pensò o di chi agì? Quando non c’è più equilibrio delle parti hanno tutti torto ed hanno anche tutti ragione. Così accadde un anno fa. Maroni sentenziò: ”A Terzigno, i violenti cercano il morto”. Era il 26 ottobre 2010 e i boati di folla erano irrefrenabili, continuavano come tutto quello che continua e di cui non si conosce una fine nota. Qui, invece, si cercava il vivo. Il vivo degli ideali, il vivo delle intenzioni, il vivo della vivibilità all’interno delle proprie radici. E le radici, anche quelle patriottiche, hanno bisogno di aria e terra pulita.
|