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Martedì 04 Ottobre 2011 09:28 |
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Settembre '75, per non dimenticare... massacro del Circeo |
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Rubrica -
I Ritorni
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Conosco la sconsideratezza dei diciotto anni. Ne conosco anche l’ingenuità e la dilatazione delle emozioni. E’ il tempo in cui, più di tutti i tempi, ci si fida maggiormente delle persone intorno che di se stessi. Donatella Colasanti e Rosaria Lopez avevano diciassette e diciannove anni, rispettivamente. Tra i tavolini di un noto bar romano vibravano ventate di musica leggera.
Il famoso Fungo dell’Eur ritrovava la gioventù circense. Era il 1975 e settembre ormai alla fine, quando le due ragazze conobbero tre giovani della Roma bene. Pochi giorni dopo furono invitate da questi ad una festa nella villa di uno dei tre. Accettarono e si diedero appuntamento per il pomeriggio del 29 settembre. Alla villa nessuno arrivò mai e da essa nessuno fece ritorno felicemente. In sintonia con le ideologie del clan dei Marsigliesi, le due ragazze furono rapite, violentate e, nel momento in cui nessuna delle due mostrava più segni di vita, abbandonate in un bagagliaio. Conosco anche la sorte che è cieca e, nel suo abbattersi, può implicare fortuna o sfortuna. Quando la sorte non passa per queste strade c’è l’indifferenza dei giorni. Donatella e Rosaria, entrambe appartenenti a famiglie di modeste condizioni economiche, furono vittime scelte a caso affinché l’odio di una piccola cerchia di rampolli della società divampasse in pieno. Tra i moventi di questo disumano sopruso, la stampa di allora chiamò in causa la misoginia e il disprezzo dei ceti borghesi. Nemmeno il lungo percorso giudiziario è riuscito a sanare il grave polverone nato intorno alla vicenda. Non voglio parlare ora dei tempi lacunosi della giustizia italiana, ma di quanto durano a lungo le azioni peggiori.Come sempre accade, il dopo è di gran lunga più straziante del dolore stesso. Chi rimane fa i conti con quello che ha vissuto, chi se ne va li fa con tutto quello che non ha vissuto. Rimangono la stanchezza della ‘cieca sorte’ e le strade e i giorni della morte, dove nessuno passa più. Quando la polizia le trovò ci furono speranze solamente per Donatella, si salvò ed è vissuta per altri trent’anni, portandosi addosso l’inferno e la morte che inevitabilmente avevano preso dimora dentro. Per trent’ anni, fino all’ultimo respiro strappato nel 2005 da un tumore lancinante, Donatella continuò a dire “Battiamoci per la verità”. La verità è che la menzogna è dappertutto e l’ingiustizia è un omone talmente grande da massacrarci in tanti, piccoli e indifesi dinanzi ai ritorni del tempo che non hanno avuto mai soluzione. Al processo si mobilitarono decine di associazioni femministe dichiarandosi parte civile. Fu la rivalsa delle donne che dicevano ”Basta”. Basta alla subordinazione morale, fisica e intellettuale, basta, soprattutto, alla violenza gratuita e sparata alla rinfusa.Intanto, il Fungo dell’Eur continuava ad essere gremito di giovani e tutta la città scorreva consueta lungo il proprio corso anche mentre la viltà mischiata alla degenerazione umana che sarebbero passate alla storia come il massacro del Circeo, crude e fatali si consumavano lente. |
