 Il secondo capitolo targato Marvel e Columbia Pictures della saga di Amazing Spiderman si attesta, con buona pace dei puristi, fra i film del 2014 meglio riusciti e apprezzati in campo fantasy. Tale gradimento, sostanzialmente frutto di un deciso passo in avanti rispetto al precedente e scadente episodio, si rivela netto al Box Office dove, dalla data di uscita ad oggi, non ha mai abbandonato il gradino più alto dei film più visti al cinema.
L’opera del regista Webb, autore peraltro anche del primo Amazing Spiderman, merita questi riconoscimenti per varie ragioni, una di queste è la grande riuscita del comparto audio-visivo (specie in 3D) in grado di trasportare letteralmente lo spettatore fra inseguimenti e mirabolanti piroette attorno agli skyscrapers newyorkesi nel dinamico mondo urbano della grande Mela. Ancora, il regista statunitense col prezioso aiuto dei valenti sceneggiatori Kurtzman, Pinkner e Orci riesce a ben rappresentare, sullo sfondo di una trama abbastanza contorta e allo stesso tempo sbrigativa, la difficile storia d’amore fra Peter Parker (Garfield) e Gwen Stacy (Emma Stone) con grande lucidità e a tratti con discreta profondità. Non a caso all’interno del film si moltiplicano, a differenza del recente passato, gli attimi in cui il protagonista viene preso di mira dai ricordi, dai dubbi, dalle incertezze e dai mille tarli derivanti dal ricoprire il ruolo tutt’altro che agevole di supereroe, palesando, sulla scia dei recenti Iron Man, Thor e Captain America quei risvolti psicologici comunque importanti nella buona riuscita dell’opera in questione. Il cast composto dai già citati Garfield e Stone, arricchito dai Giamatti (Rhino), dai Fox (Electro) e dai DeeHan (Harry sborni) si rivela eccezionale e decisamente in sintonia, specie a causa del riuscito tentativo di restituire umanità a personaggi considerati dal pubblico pagante totalmente distanti per indole e abilità dal comune sentire dell’uomo. A questa scelta narrativa, ben resa dagli attori sul set, va attribuita la gran parte del merito del film che, comunque altisonante, fracassone, avveniristico e pieno di effetti speciali, riesce ad autogestirsi ponendosi in grado di normalizzare, o quantomeno attenuare, il devastante ego dei personaggi positivi e negativi aggiungendo pathos e ottenendo di rimando grande interesse da parte degli appassionati e non dei film di tal fatta. |