Da Striano in Africa, la missione dell'alpino Rocco Vastola

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Il  Caporal Maggiore Scelto Rocco Vastola è nato nel 1983 a Vico Equense  .Dal 2003 è un volontario dell’ Esercito Italiano, lavorando a Trento presso il 2 ° Reggimento Genio guastatori della Brigata alpina Julia, reparto con il quale ha partecipato alla missione  di pace  in Afghanistan e con il quale ha prestato soccorso umanitario all’isola di Haiti dopo il terribile terremoto del 2010; attualmente è impegnato con altri 50 genieri del 2° Reggimento guastatori nella missione EUFOR RCA a Bangui la capitale della Repubblica Centrafricana. La sua famiglia vive a Striano piccola realtà   in provincia di Napoli, luogo in cui torna ogni volta che riesce a ricavarsi una pausa dai numerosi impegni di servizio per stare con gli amici d’infanzia ed i parenti.

 Che genere di missione è quella che stai svolgendo?

“EUFOR RCA è una missione relativamente piccola (700 militari in tutto), ma estremamente efficace e soprattutto molto apprezzata dalla popolazione di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana, dove l’Unione Europea esplica un’intensa azione diplomatica, militare e di assistenza allo sviluppo in uno dei Paese più poveri del mondo.La ragione del successo di EUFOR risiede essenzialmente nella presenza costante, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per le strade di Bangui: le pattuglie europee girano molto a piedi ed entrano in contatto con la gente, adottando un approccio ‘light’ che ha di fatto rianimato quella che era diventata una città fantasma dopo i violenti scontri interconfessionali scoppiati giusto un anno fa. Nelle strade è tornata la vita, i mercati hanno riaperto i battenti e per le strade circolano una miriade di veicoli, e tantissime persone in fuga dalla guerra civile sono rientrate a casa: all’inizio dell’anno si contavano - soltanto intorno all’aeroporto - oltre 100.000 profughi, mentre oggi sono meno di ventimila, grazie all’intervento internazionale e alla presenza di EUFOR, che ha garantito la sicurezza dello scalo di Bangui e facilitato l’azione delle organizzazioni umanitarie. A Natale, nei quartieri cristiani di Bangui si è respirata una bella aria di festa, e anche la parte musulmana ha mostrato rispetto per le celebrazioni, alcune delle quali hanno avuto un significato davvero speciale: il 25, presso la missione religiosa dei carmelitani  di Bimbo (nei pressi di Bangui) - dove da più di un anno hanno trovato rifugio 5.000 persone in fuga dalla guerra -  sono stati battezzati tantissimi bambini nati nella missione, e gli Alpini della Julia hanno portato dall’Italia pacchi di doni che hanno regalato un sorriso ai giovani ospiti dei missionari italiani, padre Federico e padre Matteo.”

 Come svolge la sua giornata tipo ? Di cosa si occupa li a Bangui?

La mia giornata inizia molto presto, per sfruttare le ore più fresche dalla giornata considerando che le temperature diurne a Bangui posso raggiungere i 40°, ed è principalmente dedicata alla realizzazione di opere infrastrutturali utili alla popolazione locale. Insieme ad altri 50 genieri alpini del 2 ° Reggimento Guastatori di Trento realizzo piccoli ponti a passerelle necessarie a garantire la mobilità tra i quartieri inoltre insieme ripristiniamo strade rese impraticabili dal maltempo e dagli scontri tra gruppi opposti nel del 2013, bonifichiamo canali di scolo delle acque dove proliferano zanzare e insetti, causa della diffusione della malaria, al momento la prima causa di mortalità infantile qui inCentrafrica. Lavoriamo in un contesto multinazionale europeo e quotidianamente supportiamo con il nostro lavoro sia la popolazione locale sa le organizzazioni internazionali schierate a Bangui."

Lavorando in un contesto internazionale europeo, quali sono gli aspetti  che l hanno colpita maggiormente quali l hanno delusa?

"Questa non è la mia prima missione internazionale ma per la prima volta mi trovo a lavorare in una missione a guida europea. EUFOR è appunto l’espressione più diretta dell’integrazione dell’Unione Europea. Potendo contare su contingenti provenienti da 13 paesi oltre che il supporto e l’appoggio di tutti 28 paesi membri. C’è molta collaborazione e solidarietà tra i contingenti che operano qui e si instaurano rapporti umani molto intensi con i ragazzi di altre nazioni malgrado lingue e culture diverse. Passiamo spesso il poco tempo libero con loro parlando di Sport, di calcio e cercando di imparare qualche parole delle loro lingue. Sto veramente apprezzando la cordialità e la professionalità dei miei colleghi europei".

L’immagine dell’Africa più frequente è un’immagine di povertà e dolore. Lei che è lì cosa può dire a riguardo?

"Purtroppo devo confermare quest’immagine di miseria e dolore anche se la caparbietà della gente e i sorrisi dei bambini infondono speranza per un futuro migliore. Girando per le strade di Bangui si notano i disagi lasciati da anni di scontri sociali e l’incertezza politica non aiuta la ripresa della normalità sebbene questa parte del mondo presenta aspetti e culture bellissime. L’assenza di un governo forte e condiviso, di forze di polizia sufficienti alimentano la diffusione in città della criminalità e bande armate. Una vera piaga per questa gente".

La missione EUFOR è in atto da 8 mesi e da quanto pare terminerà a marzo. Quali sono gli obbiettivi raggiunti e quali mancano ancora per dire missione compiuta?

"EUFOR RCA è una missione relativamente piccola (700 militari in tutto), ma estremamente efficace e soprattutto molto apprezzata dalla popolazione di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana, dove l’Unione Europea esplica un’intensa azione diplomatica, militare e di assistenza allo sviluppo in uno dei Paese più poveri del mondo. La ragione del successo di EUFOR risiede essenzialmente nella presenza costante, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per le strade di Bangui: le pattuglie europee girano molto a piedi ed entrano in contatto con la gente, adottando un approccio ‘light’ che ha di fatto rianimato quella che era diventata una città fantasma dopo i violenti scontri interconfessionali scoppiati giusto un anno fa.Nelle strade è tornata la vita, i mercati hanno riaperto i battenti e per le strade circolano una miriade di veicoli, e tantissime persone in fuga dalla guerra civile sono rientrate a casa: all’inizio dell’anno si contavano - soltanto intorno all’aeroporto - oltre 100.000 profughi, mentre oggi sono meno di ventimila, grazie all’intervento internazionale e alla presenza di EUFOR, che ha garantito la sicurezza dello scalo di Bangui e facilitato l’azione delle organizzazioni umanitarie".

Da qualche mese la diffusione dell’ebola in Africa è diventata una delle pene più grandi per l’umanità? Ha paura? Come vi siete preparati?

"Non sono stati riscontrati casi di Ebola qui in Repubblica Centrafricana, ma dato l’alto numero di contagiati in Sierra Leone  e Liberia l’ attenzione rimane alta e vengono rispettate tutte le procedure di controllo previste dalle organizzazioni sanitarie; qui a Bangui  opera il centro epidemiologico “Pasteur” che controlla e monitorizza la situazione tenendo costantemente aggiornati il governo e gli operatori internazionali oltre i nostri responsabili sanitari. Siamo sereni e rispettiamo tutte le direttive ed i consigli dei nostri esperti medici".

A breve la missione Eufor terminerà, come vi state preparando al rientro?

“I prossimi mesi saranno dedicati al passaggio di consegne definitivo ai caschi blu della missione MINUSCA, ed il conseguente ripiegamento del contingente europeo che dovrebbe avvenire entro il prossimo mese di  marzo, tuttavia è stato appena portato a termine in parallelo alle numerose attività del EUFOR, un progetto che ha visto i genieri italiani protagonisti della costruzione di un ponte destinato a riunificare due quartieri che furono divisi dalle ostilità, una riunificazione non solo simbolica ma altrettanto necessaria per ridare slancio all’indotto economico e commerciale. Il progetto “ponte per Bangui”  è una bella iniziativa di cooperazione europea (l’U.E. è infatti il primo partner della Repubblica Centrafricana);   il ponte costruito in Polonia, è stato fornito dalla Repubblica Ceca, trasportato con un volo della Germania, e appunto installato dal contingente italiano, un coordinato e perfetto gioco di squadra!”

Ultima modifica il Domenica, 15 Febbraio 2015 08:47