In periodi di vacche magre si è disposti a prendere per buono tutto. Anche lo spettacolo che il duo Pausini-Cortellesi sta portando sugli schermi di Rai Uno ogni venerdì sera alle 21.20 circa.
Speravamo tanto nel ritorno del varietà tout court, dopo che Fiorello ci ha prima illusi e poi traditi sparendo dalla tv generalista per fare spettacoli in giro per l’Italia, che abbiamo accolto questo show tutto al femminile come una vera e propria manna dal cielo e ci siamo auto convinti che i vecchi fasti di Milleluci fossero finalmente tornati. Ma non è così.
La Pausini e la Cortellesi si dimenano sulla scena ma quando spegni il televisore, poco prima di mezzanotte, hai sempre la sensazione che ci sia qualcosa che ti è sfuggito. Lo spettacolo è stato cucito addosso alle due artiste, questo è indubbio, così come gli ospiti risultano ben inseriti nella trama dello show mettendosi, inspiegabilmente, a servizio delle conduttrici, palesando il peso specifico che queste due giovani donne hanno nel panorama culturale e televisivo italiano. Forse anche un po’ sovrastimato, a mio giudizio. Sono entrambe meravigliose nel loro campo d’azione, Laura è apprezzata in tutto il mondo, ha vinto innumerevoli riconoscimenti e Paola si è man mano trasformata da imitatrice sagace ad attrice e sceneggiatrice sempre più impegnata e brillante. Ma questo non giustifica tutta questa reverenza. Va sicuramente tributato loro il merito di aver portato a casa il compitino e l’idea di far condurre uno spettacolo di varietà a due donne - amiche è risultata vincente. Ovviamente niente di nuovo sotto il sole. Infatti lo spettro di Mina e della Carrà aleggia come una nuvola pesante all’interno dello studio e di tanto in tanto soffoca ed immobilizza. Ma Laura e Paola insieme stanno bene, magari oliando qua e là gli ingranaggi con un po’ di grasso. E il grasso è arrivato quando Fabio De Luigi si è palesato ed ha salvato e reso l’atmosfera più ridanciana e in linea con le esigenze del pubblico di Rai Uno, che ha voglia solo di canto, ballo, paillettes, risata sciocca e scaccia pensieri. Va bene la parentesi “riflessione” ma ho come l’impressione che quella non sia la sede più adatta.
Gli sketch sono davvero inascoltabili, deboli ed un filo esasperati. La Pausini ironica sembra artefatta tanto da intaccare la sua goliardia romagnola. La contrapposizione a tratti forzata tra la bacchettona Paola e la naif Laura dopo un po’ da sui nervi, tanto quanto la Pausini che vuole fare la donna del popolo ma come sottolinea la stessa Cortellesi ha una villa a Miami. Il monologo strappa applausi fatto dalla Cortellesi ha colpito, certamente, ma le esibizioni di entrambe appaiano più come un esercizio di stile che mirate a toccare il cuore del telespettatore. Insomma poco empatiche e un po’ troppo maestrine. Satira: questa sconosciuta.
Velo pietoso sugli outfit della Pausini, un incrocio tra nonna Belarda e una pin – up e il siparietto trash della prima puntata travestite da Abba e della seconda da Spice Girls con la complicità degli ospiti di turno credo rimarrà nei secoli nelle teche Rai.
Nonostante tutto provateci ancora Laura&Paola.
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Isola 2016 tra nudi, starlette e Simona Ventura
Giovedì, 17 Marzo 2016 16:14 Scritto da Paola Gentile
La seconda edizione dell’Isola dei Famosi targata Mediaset è partita accompagnata da dati d’ascolto ragguardevoli. Perché diciamocela tutta questa non è né l’isola dei Desnudos, né quella dei due poveri disgraziati della Zattera – il tisanoreico Gianluca Mech e il tronista Cristian Gallella - né tantomeno quella dei semi sconosciuti che popolano Cayo Paloma: questa è l’isola di Simona Ventura. Il vero colpaccio di questa edizione, condotta dalla solita noiosissima Alessia Marcuzzi, è lei e solo lei. Vederla lì agitarsi tra le acque cristalline dell’Honduras, affrontare con forza le prove fisiche, prodigarsi in discussioni sterili con gli altri naufraghi il cui livello intellettivo medio rasenta lo zero, mi ha procurato una stretta al cuore.
Simona Ventura è ad un bivio nella sua carriera. Cercare di risollevarsi o sprofondare completamente nell’oblio. E’ un po’ la triste parabola discendente di una donna che voleva diventare direttore di rete e, a posteriori viste le nuove nomine Rai, non vedo cosa avesse in meno la Ventura rispetto ad una Daria Bignardi, attuale direttore di Rai Tre. Quantomeno SuperSimo ci ha strappato più di qualche risata in questi anni durante le sue conduzioni “alcoliche” di programmi che ha contribuito a rendere leader di ascolti. L’isola è per Simona una specie di spartiacque, la vera rivincita sarebbe se riuscisse a vincere la competizione e il prossimo anno tornasse sul piccolo schermo come conduttrice del programma che ha contribuito a rendere così celebre e così amato. Sarebbe uno smacco pazzesco per chi l’ha silurata senza tanti complimenti. Noi tifiamo tutti per lei che a cinquant’anni non si vergogna di mettersi alla prova ed azzarda anche dei bichini ascellari. Va bene, ha la cellulite, non ha il fisico di una pin-up ma è una donna ancora forte e che, a mio parere, ha ancora molto da dare alla televisione italiana.
Ma veniamo agli altri naufraghi. Le ragazze che animano la Playa Desnuda sono di una tristezza che nemmeno il più tremendo dei cinepanettoni potrebbe eguagliare. La Bonas di Avanti un altro, la diva della trashissima webseries The Lady di Lory del Santo e l’altra che non so nemmeno chi sia, incarnano la quinta essenza del fallimento delle battaglie femministe per l’emancipazione. Tutta quella lotta per dimostrare che “oltre le gambe c’è di più” e poi, invece, la dura realtà dell’ochetta giuliva torna a tormentarci. Segnaliamo inoltre Enzo Salvi che vive nel suo personaggio di coatto romano praticamente sempre, o sarà davvero così, non ho ancora ben capito, il divo del Segreto Jonas Berami che si è subito attirato le antipatie di mezzo gruppo, Fiordaliso sfigurata in volto dai mosquitos che sembrano gradire il sapore del suo botox, l’egittologo Aristide Malnati che ha ingannato tutti usando un accendino per regalare il fuoco ai naufraghi, Marco Carta al momento non pervenuto e per quanto riguarda gli altri amorfi personaggi che popolano l’isola, beh, sono più interessanti i paguri che vivono placidi sui tronchi.
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Don Matteo: boom di ascolti per il prete dal’intuito infallibile
Giovedì, 14 Gennaio 2016 11:57 Scritto da Paola Gentile
Il prete detective più famoso ed amato della televisione italiana è tornato, e non ce n’è più per nessuno.
Don Matteo10 andato in onda giovedì 7 gennaio (e per 12 puntate) ha fatto registrare subito il picco negli ascolti – media di 9.200.000 telespettatori – ed uno share del 35,4% numeri da far leccare i baffi ai vertici di Rai Uno. Il primo episodio ha toccato, addirittura, punte di quasi 10 milioni, dati che solo il Festival di San Remo o la Nazionale di calcio riescono a far registrare. Inoltre #DonMatteo10 è stata trending topic su Twitter, dove orde di internauti tra il sorpreso e lo sgomento erano lì pronte a domandarsi il perché una delle più longeve fiction Rai continui a macinare numeri così alti.
Il successo di Don Matteo è da sempre decretato dalla sua naturale e spiccata attitudine ad unire tutta la famiglia davanti alla tv. E’ un prodotto pulito, chiaro, senza troppe elucubrazioni mentali, semplice nella sua originalità, forte di una caratterizzazione tutta italica nel riuscire a creare fiction che mescolino battute, humour, equivoci, fraintendimenti che strappano un sorriso e fanno trascorrere qualche ora davanti alla televisione senza pensare troppo ai problemi che ci attanagliano e senza scervellarci più del dovuto per riuscire a capire chi possa essere l’assassino, tanto ci pensa Don Matteo. E’ la stessa conclusione alla quale ormai, rassegnati, sono giunti il Maresciallo Ceccini – Nino Frassica – e il Capitano Tommasi – Simone Montedoro – che si affannano a trovare il colpevole salvo poi arrivare sempre un minuto dopo Terence Hill.
Il prete più veloce del west intuisce quello che i due Carabinieri faticano a cogliere, troppo impegnati tra triangoli amorosi, intrighi e siparietti sempre esilaranti e il più delle volte sul filo del nonsense. Don Matteo, abile e sfrecciante con la sua bici nera sempre lucida e con una messa a punto da far invidia ad ogni rivenditore autorizzato, si divide tra la stazione dei Carabinieri, la scena del crimine, l’ospedale, la canonica, le partite a scacchi con Cecchini e l’immancabile carcere, dove dona consolazione ai delinquenti di turno.
I personaggi che ruotano e affollano le vicende incastonate nella bella Spoleto sono caratteristici ed ironici, dagli storici Pippo (il sagrestano) e Natalina (la perpetua) - quanti di noi non vorrebbero che i due convolassero a nozze prima o poi, lo desideriamo dalla prima puntata – alla famiglia del Maresciallo, passando per Laura, Thomas e il numero spropositato di comparse e non che contribuiscono a rendere Don Matteo un evergreen che non conosce crisi, una serie trasversale seguita dai fan della prima ora e catturando sempre più giovani spettatori.
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Il Paradiso delle Signore, una fiction nuova dal sapore antico
Lunedì, 11 Gennaio 2016 11:52 Scritto da Paola Gentile
La nuova fiction “Il Paradiso delle Signore” in onda ogni lunedì alle 21.20 su Rai Uno cattura settimana dopo settimana milioni di telespettatori, forte dell’ambientazione nell’Italia post bellica degli anni ’50 dove, tra prodotti confezionati pensati per tutti e gonne ancora sotto il ginocchio, l’orgoglio italico cercava di risollevarsi dopo l’orrenda esperienza della guerra.
Anticipato come un prodotto innovativo, una nuova opera corale – che va tanto di moda di questi tempi – un tuffo nei meravigliosi anni che precedettero e spianarono la strada al boom economico dal primo trailer abbiamo, invece, come la sensazione di sentirci più che in Paradiso in un vero e proprio Purgatorio. Una sorta di via di mezzo tra le eccellenze dei prodotti inglesi The Paradise e Mr. Selfridge, dai quali il Paradiso attinge a piene mani, e l’Inferno della solita storiella del triangolo amoroso tra la bella e povera ragazza di paese Teresa alias Giusy Buscemi - che fugge da un matrimonio combinato e da un padre dispotico per recarsi a Milano dagli zii e respirare l’aria nuova del mondo che cambia - e il tenebroso proprietario del grande magazzino Pietro Mori (Giuseppe Zeno) che vive tra i rimpianti del passato e i turbamenti del presente nascondendo,ovviamente, un segreto oscuro. Non poteva certo mancare la figura del guascone inpersonificata qui dall’aitante Vittorio Corti (Alessandro Terzigni ex Gf) che per la prima volta nella sua vita è disposto a rinunciare a tutto per amore.
Andando avanti con le puntate (10 in tutto) si avverte come la sensazione di trovarsi dinnanzi a qualcosa di già visto. Alcune situazioni appaiono distanti dalla realtà ed incastonate in un contesto immaginario completamente slegato dalle vicende del tempo e la storyline, così tanto simile alla fiction spagnola Velvet, (le cui prime 2 stagioni sono andate in onda sulla rete ammiraglia) ci conferma il detto popolare che “a pensar male ci si mette davvero poco”. Più che raccontare le storie della miriade di personaggi che affollano questo “sceneggiato” sarebbe stato molto più interessante se si fosse creata una linea narrativa indipendente, approfondendo un attimo di più il contesto storico, la vita che si evolve, la moda del tempo che di fatto viene rilegata ad uno sterile cambio d’abito operato dalla facoltosa Andreina Mandelli. Si sarebbero potute analizzare le nuove tendenze all’interno dei propri filoni evolutivi, dei propri azzardi stilistici, delle battaglie fatte per imporsi. Insomma ci mancano terribilmente le sfilate avanguardiste di Raùl De La Riva.
E’ di fatto un prodotto popolare che piace al pubblico generalista perché non spariglia le carte. Confezionando un feuilleton vecchia maniera si va sempre sul sicuro e poco importa se sia “liberamente” tratto dall’opera di Zola “Al paradiso delle Signore” ambientato alla fine dell’Ottocento che, messo a confronto con la fiction Rai, ci appare come un’opera rivoluzionaria.
Non ci sono azzardi narrativi, non ci sono guizzi e la storia scema nel continuo interrogarsi su chi, alla fine, la bella Teresa sceglierà tra i due.
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Dalla Vostra Parte Vs Otto e Mezzo: le due facce del Giornalismo
Mercoledì, 09 Dicembre 2015 11:47 Scritto da Paola Gentile
Oramai è diventato un classico, un appuntamento fisso, una ricorrenza: cosa vedere in televisione mentre si cena intorno alle 20.30.
Se si escludono i pacchi di Affari Tuoi e i moralisti di Striscia La Notizia, il panorama generalista offre davvero risicate soluzioni. I due access prime time di approfondimento sono: Dalla Vostra Parte condotto dal brizzolato Paolo Del Debbio ed Otto e Mezzo guidato dal “mezzo busto più bello della televisione italiana”, Lilli Gruber.
Due persone diverse, due modi differenti di fare giornalismo, due stili opposti di conduzione, due mondi inconciliabili.
Il motto della trasmissione deldebbiana è: tutti contro il clandestino, il diverso, l’ultimo, l’escluso, cavalcando l’onta politica del messaggio/non messaggio che alcuni politici non ci risparmiano di propinarci ogni santo giorno, facendo leva sulle paure degli italiani, sciorinando numeri di scippi, rapine, omicidi, guarda caso tutti commessi da immigrati irregolari, clandestini e profughi scappati dai centri di accoglienza. Il risultato è una trasmissione fatta di populismo,xenofobia da quattro soldi, discorsi nemmeno degni del “bar dello sport”. Sono 40’ di banalità fatti di ospiti in studio dei diversi schieramenti politici e da collegamenti dalle piazze con persone in difficoltà e gente arrabbiata che punta il dito e sbraita senza avere un vero e proprio nemico, che alla fine è sempre “il politico che mangia alle spalle degli italiani”. Il dibattito non ha una vera e propria cifra stilistica, non c’è la minima possibilità che si arrivi al “dunque” e che alla fine del supplizio, pardon, della messa in onda, si sia approdati ad una soluzione, o quantomeno alla parvenza di un’idea che non sia sovrastata da urla, chiacchiericcio inconsistente, con il padrone di casa che chiude i microfoni – manco fosse Maurizio Costanzo a Buona Domenica – e lascia parlare solo chi pare a lui.
Non c’è spontaneità democratica, non c’è confronto, c’è solo un fiume in piena di insulti spropositato che dagli immigrati passa ai musulmani per finire con “prima gli italiani”. Una volta era “Prima il Nord”.
Il celebre critico televisivo Aldo Grasso qualche tempo fa in un suo articolo sui talk li etichettò come: “una danza attorno al morto (il cadavere dell’idea). Servono a convertire i già convertiti e a indignare i già indignati”. Geniale!
Dall’altra parte su La 7 la signora Gruber con uno stile pacato, gentile, educato, quasi una marziana, si stringe nel suo scudo fatto di competenza e concretezza, dimostrando di saper tenere ben salde le redini della trasmissione, senza sfociare nel cattivo gusto, nel superfluo, nell’ovvio. La discussione è serena, i toni sono appropriati all’orario, ricordiamo che a quell’ora ci sono sempre dei bambini davanti la tv, e cosa sorprendente al termine, complice anche il Punto di Paolo Pagliaro, si riesce quantomeno a trovare il bandolo della matassa.
Un esempio emblematico. Qualche sera fa nel salotto di Lilli c’era ospite Eugenio Scalfari e si parlava di politica, etica, crisi dell’editoria, avvicendamento tra digitale e carta stampata, con incursioni nel tema religioso, bene, dall’altra parte c’era uno stuolo di politici che si accapigliavano rivendicando la paternità di un qualche provvedimento.
Ovviamente la confusione era totale, anche perché la maggior parte di loro ha cambiato parecchi schieramenti politici e, alla fine, raccapezzarsi diventa proprio difficile.
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