Si può fare! Carlo Conti confeziona il varietà che ti aspetti

Martedì, 28 Aprile 2015 11:19 Scritto da  Pubblicato in Tempo Libero Letto 499 volte
Carlo Conti asso piglia tutto. Il presentatore più “abbronzato” della televisione italiana colleziona un successo dopo l’altro ed interpreta alla grande l’ideale capitalistico del “lavorare a cottimo”. Dopo il successo del Festival di Sanremo - si pensa infatti già ad un Conti bis per la prossima stagione della manifestazione canterina più famosa d’Italia - dopo essersi riappropriato del suo ruolo di conduttore storico e stoico dell’Eredità, dopo aver impennato gli ascolti Rai, da sempre un po’ fiacchi, tranne che in pochi sporadici acuti, il Conti-calimero è ritornato con un nuovo varietà/feticista che punta tutto sulla capacità di 12 disperati, in cerca di risurrezione, talenti nostrani di riuscire a superare prove difficili e spingersi oltre i propri limiti e non ultimo sfidare lo spirito di sopportazione del telespettatore. Si può fare! torna sulle reti Rai dopo il successo dello scorso anno e riconferma il suo ottimo trend. Carlo, da gran furbo qual è, è capace di coniugare una conduzione vecchio stile con alcuni elementi innovativi (battute alla giusta occasione, protagonisti azzeccati e giuria compiacente), aggiungendo in Si può fare! un erotismo visivo dato da esibizioni volutamente spinte o al limite: la prova di escatologia della prima puntata ad esempio, o il recente topless della Rodriguez nella prova di burlesque. Il cast è un potpourri adatto per tutti i gusti: l’inossidabile Pamela Prati che a 57 anni suonati ha ancora un fisico mozzafiato, usando l’ironia e la bravura (non si è ancora capito bene in cosa) che la contraddistingue da anni, capace di dare lezioni di stile a sciacquette in erba come l’ex velina Costanza Caracciolo, la sempre sorridente ed anche un po’ stancante Juliana Moreira, e l’ex concorrente di Pechino Express Mariana Rodriguez, e Dio solo sa quanto non ci fosse bisogno in Italia di un’altra Rodriguez che non sa fare nulla in tv. L’ex tuffatore Vittorio Rinaldi, il bell’attore delle fiction Simon Grechi, l’ex ciclista Mario Cipollini, mai davvero simpatico - eppure l’accento toscano va tanto di moda e fa tanto ridere di questi tempi - il ruspante Biagio Izzo, il pallanuotista Amaurys Perez che ultimamente è dovunque tranne che in piscina, la bravissima Matilde Brandi, l’ex atleta Fiona May divenuta poi attrice che recentemente ha dichiarato di essersi molto stupita perché non recita più, forse non si è mai rivista nelle sue performance attoriali; e infine Roberto Ciufoli, ex Premiata Ditta. La trasmissione è carina, ma poco empatica e questo la rende il fanalino di coda dei successi di Conti. Non ci sono mai picchi e il varietà risulta monocorde, inconsistente e a tratti noioso. Alcuni sussulti provengono dalla giuria, dallo scambio di battute vivaci, la maggior parte delle quali a doppio senso, tra la musa di Dalì, Amanda Lear, e il Pippo Baudo nazionale, sempre smanioso di protagonismo e attaccato alla poltrona come una cozza allo scoglio, a coadiuvare e a dare un po’ di aplomb Yury Chechi “il signore degli anelli”. Insomma Si può fare! non è davvero nulla di che, ma nonostante questo il pubblico continua a premiarlo, forse perché non ha validi competitor, forse perché Conti ha ormai il suo zoccolo duro di pubblico, forse perché siamo talmente tanto abituati alla mediocrità che ormai viviamo bene sguazzandoci dentro e il solo pensiero di prendere in mano il telecomando e cambiare canale, quando siamo pacificamente in poltrona, ci provoca molto più terrore che non vedere un uomo appeso con una corda al soffitto dondolarsi e prodigarsi in acrobatiche pose. La Rai punta ancora su un tipo di varietà autoreferenziale che stuzzica una parte di pubblico, quella che ancora ama vedere i reality dove i vip si coprono di ridicolo pur di continuare a rimanere sulla giostra e fare un altro giro.
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