Il 5 giugno 1995 a tutela di uno dei più importanti vulcani presenti in Europa fu istituito il Parco Nazionale del Vesuvio. Furono presentati progetti di rilievo per preservare le bellezze presenti nell’area indicata, bellezze di natura storica, geologica e biologica. Questa enorme distesa di verde ospitava ben 612 specie vegetali e 227 specie animali. Terzigno poi, è uno dei comuni su cui si sviluppa l’intero Parco. Da studi fatti, nel parco dovrebbero essere presenti (condizionale d’obbligo e poi capirete il perché) endemismi come il lichene Stereocaulon vesuvianum che si stabilisce sulle lave raffreddate. Questa rarità colora di grigio le lave facendogli assumere riflessi argentati visibili durante le notti di luna piena. Sulle colate più antiche sono presenti la valeriana rossa, l’artemisia e l’elicriso.La fauna è formata da mammiferi come la volpe, la donnola, la lepre, il moscardino e il topo quercino, e da uccelli come la poiana, il gheppio, il falco di palude, il gruccione e lo sparviero. Questi sono solo alcune di specie presenti sul versante vesuviano. Quella che preme prettamente allo scrittore è la zona, denominata: la Pineta di Terzigno. Un sentiero posto a quota 245 m s.l.m., sul versante del Monte Somma, ha una lunghezza di 1.200 metri e si sviluppa in un bosco di Pinus pinea su lave di epoca storica. Sentieri da preservare, sentieri che se curati portino turisti per poterli far percorrere quegli itinerari tanti cari al C.A.I. Sarà per debolezza lavorativa, ma la montagna bisogna amarla, così come bisogna amara la propria terra. Ricordo perfettamente i primi periodi dalla costituzione del Parco, la rigidità e il controllo che gli operatori del Corpo Forestale e non, eseguivano in quelle zone. Fu realizzato per le persone con disabilità motoria un camminamento di legno che presentava punti di sosta attrezzati e furono create aree per manovrare la carrozzina, oggi tutto questo non esiste più, non esiste più per mancanza di amore da parte dell’uomo, furono rubate e/o incendiate quei tratti di legno, furono rubati anche i chiodi. Furono costruite per persone con disabilità visiva, gli ipovedenti e i sordo ciechi, un camminamento delimitato da una staccionata con corrimano in corda lungo il quale è stato inserito sfere di legno o nodi che davano indicazione della presenza di un cartello informativo. Le corde statiche furono rubate dopo poco tempo, che vergogna! C’era un cartello sul quale c’era scritto “Per far vivere un’emozione in natura” fu realizzato un giardino dei colori e dei profumi con specie della macchia a ginestra. Per supportare l’integrazione sociale fu realizzato in adiacenza a un’area gioco attrezzata. Oggi, quel che resta dell’area attrezzata per i bambini, dove sempre l’uomo cerca di rubare tutto ciò che può. A nulla serve che sono state installate dalla nuova amministrazione delle telecamere per combattere il sacchetto selvaggio, nel caso della Piana Tonda diversi sacchi di scarti tessili sono stati versati. A nulla vale l’ottimo lavoro dei caschi bianchi che con controlli frequenti sono presenti nell’area, l’uomo cerca sempre di essere intelligente, come se non appartenesse tutto ciò. Non valgono più gli appelli, non serve nulla se quella pineta che tutti ci invidiano diventa di sera il luogo ideale della movida terzignese per mangiare pizza e bere birra, a nulla vale che sono stati installati diversi contenitori per la raccolta della spazzatura. L’uomo non vuole cambiare, non accetta il cambiamento, non vuole che possiamo avere verde, un verde che tutti ci invidiano e allora cosa resta da fare? Non so, ma adesso mi rivolgo a tutte quelle persone che amano come me il nostro paese, la natura e hanno ancora un briciolo di civiltà. Denunciamo il tutto, con foto e con segnalazioni alle autorità competenti, la pineta è nostra, il parco è nostro e non di questi incivili.

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